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CORRIERE DELLA SERA Pallotta: “Cambierò la faccia del calcio”

James Pallotta

(M.Gaggi) – “Quello con la Nike è per la Roma un accordo storico. La società americana ne ha fatti pochi al mondo così impegnativi e rilevanti: partner tecnico per 10 anni, arriveranno grosse risorse. Con alle spalle questo accordo, col nuovo stadio che è già in fase di progettazione (verrà presentato a luglio dall’architetto Usa Dan Meis), e con le altre grosse sponsorizzazioni concluse nei mesi scorsi con Disney, Volkswagen e la compagnia crocieristica Royal Caribbean, la Morgan Stanley, il nostro consulente finanziario, è al lavoro per selezionare i nuovi, possibili soci dell’As Roma. Vedrete presto i risultati di questo lavoro. Per ora posso dire che si sono fatti avanti in molti dal Nord America, dall’Europa, ma anche dal Medio Oriente e dall’Asia”. James Pallotta, il finanziere americano che ha investito nella Roma e che dall’autunno scorso ne è il presidente, incontra un piccolo gruppo di corrispondenti italiani nell’ufficio di New York del suo fondo d’investimento, Raptor Capital. Siamo a Chelsea, nel cuore del distretto tecnologico della metropoli, proprio sopra un Apple Store e gli uffici cittadini della società californiana. Pallotta, in partenza per Roma dove assisterà al derby, parla per la prima vota a tutto campo, affiancato dal suo amministratore delegato, Italo Zanzi. E non cerca solo di galvanizzare un ambiente demoralizzato dalla sconfitta col Palermo che taglia la squadra fuori dalla corsa per la Champions League. Vuole far dimenticare il passo falso della trattativa con lo «sceicco di Perugia» Al Qaddumiavevamo advisor importanti che ci hanno consigliato male, non siamo degli stupidi»), ma soprattutto spiega che il suo non è un investimento «mordi e fuggi». E assicura che col management americano la Roma sta già facendo un grosso salto di qualità: «Ci vuole tempo. Certo, serve anche una squadra che gira nel modo giusto. Stiamo lavorando bene: vedrete, i risultati verranno, torneremo a vincere».

Con la sua storia professionale di finanziere di successo è difficile credere che resterà a lungo in una società in perdita e che non fa risultati. La Roma ha problemi cronici, come tutto il calcio italiano. Cosa le fa pensare che avrà successo dove molti altri hanno fallito? 
«In Italia il calcio è un business familiare, spesso un hobby. Credo, lo dico senza arroganza, che il modello organizzativo Usa nello sport possa fornire gli elementi per un salto di qualità. E credo che questo sia già percepito a livello internazionale: giorni fa in Florida a un convengo sulla globalizzazione del calcio sono stati invitati a parlare gli amministratori delegati di tre società: Liverpool, Manchester City e Roma».

Nessun disimpegno anche se le cose non vanno bene, allora?
«Abbiamo avuto offerte assai vantaggiose per cedere la società. Io e i miei soci potremmo andarcene intascando una bella plusvalenza. Non è quello che mi cambia la vita né quello che mi interessa. Credo in questo progetto. Perché ho origini italiane — i miei nonni sono arrivati da Roma e da Bari—ma soprattutto perché credo nella possibilità di valorizzare una società che ha un brand straordinario, unico al mondo. E, secondo me, anche il più sottovalutato del mondo. Quando dici Roma evochi una storia millenaria. Ci sono tante squadre forti in Europa, ma in quante di queste città la gente vorrebbe andare a trascorrere un week end? Certo, poi, ci vuole anche buna squadra che porta i risultati. Non mi piace perdere, la sconfitta col Palermo non mi ha fatto dormire».

Una Pasqua difficile per lei. Sabato la sconfitta col Palermo, domenica a New York hanno perso i suoi Celtics (Pallotta è azionista e fan del team di basket di Boston, ndr). È andato a vedere la partita coi Knicks al Madison Square Garden? 
«Ma che scherza? Domenica era Pasqua. Mia mamma Angelina aveva fatto a mano duecento ravioli e gnocchi. Mi ammazzava se non andavo alla festa di famiglia».

Pallotta, abituato alla «razionalità» del basket, fatica a capacitarsi di come una squadra che ha battuto Juventus, Milan e Inter possa poi perdere partite sulla carta facili. Ma elogia comunque Baldini e Sabatini che hanno acquistato giocatori validi che hanno già acquistato molto valore. Venderà Osvaldo e Lamela come si vocifera? Idee sul nuovo allenatore? 
«Parlare di allenatore è prematuro. Quanto al mercato vedremo. Se venderemo qualcosa non sarà per fare cassa, ma per migliorare la rosa: l’obiettivo è la Champions, non vado certo a impoverire la squadra».

Per il resto Pallotta si mostra molto convinto delle prospettive economiche della società, respinge le critiche di chi lo vede poco pronto ad aprire il portafogli («leggo accuse dure su alcuni organi di stampa, ma la verità è che fin qui abbiamo rispettato tutti gli impegni e continueremo a farlo») e parla con orgoglio, oltre che dell’accordo con la Nike, anche dello stadio: «La Nike è molto seria, ha bisogno di un anno per disegnare tutta l’attrezzatura tecnica. Con loro partiremo nel 2014. Nella prossima stagione, esaurito l’accordo con Robe di Kappa, avremo maglie fatte in casa, col contributo creativo dei tifosi ».

Quanto allo stadio, Pallotta riconosce che lavorare in Italia non è facile ma rivendica di aver impostato una procedura totalmente trasparente, con la ricerca dell’area dove costruirlo affidato a un gruppo immobiliare internazionale, la Cushman&Wakefield (società che, tra l’altro, fa capo alla Exor della famiglia Agnelli). Totti avrà un nuovo contratto? Giocherà nel nuovo stadio?
«Vuole giocare altri due anni, per lo stadio, che ha tempi più lunghi, mi pare difficile. Ma lo vogliamo sempre con noi e per il nuovo contratto siamo pronti a discutere».

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