(L. Valdiserri) – Il derby ha lasciato alla Roma un punto e una marea di punti interrogativi. Chi sarà l’allenatore il prossimo campionato? Osvaldo giocherà ancora un minuto in giallorosso o la sua stagione è già finita? Come gestire le forze tra la partita di domenica, contro il Torino, e la semifinale di Coppa Italia contro l’Inter, che si giocherà tre giorni dopo? Si può dare ancora fiducia a una dirigenza che, dal punto di vista dei risultati sportivi, ha fallito la seconda stagione consecutiva? Quanti di questi giocatori sono funzionali a una squadra che, nella prossima stagione, dovrà ripartire quasi da zero? E quanti tra i giovani più promettenti, ma anche più corteggiati dai grandi club, vogliono legarsi al progetto romanista?
A ognuno la sua domanda preferita. Il difficile è dare le risposte.Quanto all’allenatore, che dovrebbe essere la pietra d’angolo di una squadra, sono in caduta le azioni di Aurelio Andreazzoli, che ha ereditato una situazione pesante, l’ha gestita benino nei primi impegni ma adesso mostra limiti umanissimi. La pista Allegri resta la preferita, ma è tutt’altro che facile. Sul resto — tante teste, tante idee— ci sono veti incrociati che rendono difficile la scelta. Anche su Osvaldo c’è discussione. Per qualcuno è indifendibile, per altri (Sabatini) è un patrimonio da salvaguardare anche in vista di una cessione. Di certo è un separato in casa fin dalla tournée di Capodanno negli States, da cui si è tirato fuori.
Il presidente James Pallotta è ripartito ieri per Boston, un po’ deluso dal risultato (finora aveva visto la Roma vincere all’Olimpico tre volte su tre) ma affascinato dal tifo della curva Sud. Il suo entusiasmo, dicono, è intatto. Magari ne servirebbe di più anche tra giocatori che, per usare una frase di Andreazzoli, non sempre dimostrano di volersi ribellare alle sconfitte. Nelle prossime gare, Coppa Italia esclusa, è possibile che venga chiesto ad Andreazzoli di impiegare di più giovani come Destro e Dodò, il primo da recuperare dopo l’infortunio e il secondo da valutare. Quanto alla Coppa Italia, l’allarme sull’ordine pubblico in caso di nuovo derby e le lamentele dell’Inter non sono viste come un viatico positivo per presentarsi a San Siro con un solo gol da difendere. La società, però, sa che ogni parola in più, in questo caso, sarebbe fuori posto. Ma il timore c’è. Ed è forte.