(A.Bocci) – Le cinque giornate di Massimiliano Allegri cominciano con un portiere mezzo rotto, un capitano fuori gioco, un campione che ritorna e l’immanente senso di qualcosa che manca. Mancano i punti, per cominciare, perché una sola lunghezza dalla Fiorentina è poca cosa. Forse comincia a vacillare la certezza di avere sigillato se non altro un posto nei preliminari, forse il morale della truppa è basso. L’unica nota positiva arriva dagli scontri diretti, nel senso che sono finiti. Non ci sono altri grandi imperi da tentare di abbattere. Nelle prossime due o tre partite, il Milan affronterà nemici meno equipaggiati.
PREOCCUPAZIONI Ma resta la tensione delle cinque giornate del Milan, se non di Milano, per ritagliarsi un posto nell’Europa che conta. L’amministratore delegato Galliani sostiene di non voler neppure pensare a piazzamenti diversi. Il suo generale, Allegri, dice che ha fiducia. E’ l’unico concetto che può spendere in questi giorni, dopo l’ultima grandine di eventi negativi. Le barricate alzate per affrontare il tris di partite difficili (Fiorentina, Napoli, Juve) non hanno tenuto, e ora il futuro è incerto. «Con Allegri siamo arrivati primi, secondi, e ora siamo terzi. Non mi sembra affatto male, la squadra è giovane e competitiva per l’anno prossimo. Ho sentito il presidente, era dispiaciuto ma sereno. Quella contro la Juve era una partita da 0-0 e non c’erano grandi episodi che facessero temere di subire gol. Ho passato la vita nel calcio ed ero convinto che finisse 0-0. Non abbiamo demeritato e non abbiamo sfigurato. Adesso dobbiamo tenere fino alla fine. Allegri resterà anche se arriveremo quarti? Non ci voglio nemmeno pensare». Da Roma, Berlusconi conferma in qualche modo le parole del suo braccio destro sportivo, e non poteva che essere così. Quando gli chiedono che cosa pensi dell’eventualità di un Milan fuori dalla Champions, risponde: «Spero proprio di no, sarei preoccupatissimo». Tutti preoccupati, ovvio. Senza la Champions, le entrate nelle casse del Milan da poco risanate crollerebbero, e questo pensiero contribuisce alla produzione di perplessità in serie sul destino di Allegri. La Champions è l’imperativo categorico. Se Allegri vuole mantenere il posto di comandante in capo, bisogna che porti ai suoi superiori l’Europa. Quella più nobile.
ROMA Ma ci sono anche i pensieri di Allegri in questo groviglio di possibilità. Allegri che vorrebbe rimanere a Milano, ed è questa la priorità, ma è logorato dalle lunghe campagne e dalle tante polemiche che lo accompagnano nei momenti negativi e anche in quelli positivi.Rifugiarsi a Roma, la prima opzione se dovesse lasciare Milano, sarebbe la scelta più logica: a Roma c’è una rosa giovane che gli piace e la possibilità di ricominciare. Però c’è un contratto in essere fino al 2014, e ci sono le necessità di due club che certamente non vogliono entrare in rotta di collisione. Allegri ha voglia di restare per provare a completare il lavoro cominciato in questa stagione, ma ci sono tanti ma, e tante cose da valutare: la posizione di Berlusconi, ondivago nei suoi confronti, l’inopportunità di restare al Milan con un contratto in scadenza, la possibilità invece di provare un’esperienza nuova e di cancellare tante ferite. Di questo e di altro discuteranno lui e Galliani alla fine delle cinque giornate che, se non altro, cominciano con Balotelli di nuovo al comando dell’attacco milanista. La situazione però resta complicata. Per il momento tutti, da Galliani a Berlusconi ad Allegri, manifestano serenità e convinzione: il Milan può finire terzo, arrivare quarti e accontentarsi di partecipare all’Europa League è considerato impossibilissimo. Ieri, come sempre succede da quando gli impegni sono diminuiti, il tecnico del Milan è andato a ricaricarsi a Livorno. Le cinque giornate di Massimiliano Allegri cominciano oggi. A dispetto del nome da imperatore austriaco, spera che alla fine nessuno gli suoni la marcia di Radetzky.