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GAZZETTA DELLO SPORT Caos di Coppa. La finale alle 18: furia Roma-Lazio

De Rossi

(A. Pugliese) – Che ingenuità, pensare che si potesse arrivare all’ufficialità della decisione sul derby di Coppa Italia nel bel mezzo del ponte del 25 aprile. L’ultima parola sarà invece scritta all’inizio della prossima settimana, con tutta probabilità lunedì. E scontenterà Roma e Lazio. Non tanto sulla data e l’orario—il 26 maggio alle 18—quanto sulla divisione dell’Olimpico e sul numero di biglietti a disposizione. Ecco perché torna persino a galla l’ipotesi di giocare il derby in Cina, a Pechino.

Il danno Forse solo una minaccia, un tentativo estremo di cambiare i contorni di una decisione già presa. Per il Prefetto si deve giocare alle ore 18 del 26 maggio, salvaguardando così in parte le esigenze Rai (che nello stesso pomeriggio ha in palinsesto l’arrivo del Giro d’Italia) e scavalcando le esigenze del sindaco Gianni Alemanno, forse il vero grande sconfitto della querelle, lui che aveva chiesto un’altra data per la concomitanza delle elezioni comunali. È l’aspetto economico, invece, a scontentare Roma e Lazio. Il piano organizzativo della Lega Serie A — 31 mila biglietti per società, tribune divise a metà, settori destinati a famiglie e bambini—è stato bocciato dalla Questura, che vuole separare l’arrivo dei tifosi.

Di più: per le forze dell’ordine i biglietti dovranno essere venduti solo ai possessori delle varie fidelity card. Circostanza che non piace ai due club. Innanzitutto perché il numero di tagliandi si ridurrebbe a 28 mila — aumenterebbe infatti la zona cuscinetto, calcolata intorno alle 9mila unità — e poi perché le due società temono di non riuscire a vendere tutti i ticket a disposizione, in particolare quelli delle due tribune, nonostante il numero di tifosi «fidelizzati» sia comunque superiore (35 mila per la Roma, 30 mila per la Lazio). Sintesi finale: Roma e Lazio stimano in 1 milione di euro il danno economico per la sola biglietteria, senza tener conto dei possibili mancati introiti (tra diritti tv e sponsor) pari a circa 2 milioni.

La minaccia Normale che allora ieri pomeriggio i due club, scontenti per una decisione che continua a slittare e che dunque rallenta la macchina organizzativa, si siano fatti sentire con la Lega per verificare la possibilità di portare la finale all’estero. Un’ipotesi che, per quanto lasci sconcertata la proprietà statunitense della Roma, avrebbe vantaggi economici per i due club, a patto che il gruppo imprenditoriale cinese che si era fatto vivo la scorsa settimana con un’offerta di 3,3milioni di euro ora decida di rilanciare. Bocciate tutte le altre ipotesi (Brasile e Stati Uniti). Controindicazioni? Il poco tempo per organizzare la trasferta. Le esigenze tv, se è vero che per via del fuso orario la finale si dovrebbe giocare alle 14, in barba alla Rai. E il viaggio, comunque, non cancellerebbe le problematiche di ordine pubblico: basti pensare alle richieste di maxischermi che pioveranno sul Comunee gli inevitabili caroselli post partita. Ma in fondo, la vera controindicazione sarebbe soprattutto a livello di immagine: con quale faccia un domani l’Italia, incapace di organizzare una finale di coppa nazionale, potrebbe mai chiedere di ospitare un Europeo, un Mondiale o un’Olimpiade?

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