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GAZZETTA.IT Giallorossi spenti e fischiati: Europa più lontana

Totti

(L. Taglioli) Gli abruzzesi chiudono in vantaggio il primo tempo, poi entra Destro già match winner all’andata e firma il pari. Inutile forcing dei giallorossi e l’ultima occasione è per Federico Di Francesco, figlio di Eusebio

La Roma si “suicida” all’Olimpico: non va oltre l’1-1 contro il Pescara, passato in vantaggio al 14’ del primo tempo con Caprari e rimontato al 6’ della ripresa dal neo-entrato Destro. Ma soprattutto i giallorossi perdono una occasionissima, scendendo dal quinto al sesto posto, e ora sono a un punto dall’Inter autrice dell’inatteso sorpasso.

PESCARA AVANTI CON CAPRARI — La Roma recupera e schiera dal 1’ Pjanic mentre deve rinunciare allo squalificato Balzaretti e all’infortunato Marquinho. E dunque Andreazzoli può pescare nel parco-attaccanti con un certo agio: per il tridente sceglie Lamela-Osvaldo-Totti, con Destro in panca per tutto il primo tempo. In mezzo spazio a Florenzi, con Bradley in panchina. Il Pescara lascia invece Sforzini solo davanti, con Caprari, Cascione e Celik a supporto. Ma stavolta il modulo non dà i frutti sperati dai giallorossi, causa un approccio alla gara troppo molle e svogliato. Già dopo un minuto Sforzini è nelle condizioni di segnare ma sbaglia mira, e poi fino al minuto chiave, il 14’, è tutto un rosario di occasioni mancate da parte degli ospiti: Cascione, ancora Sforzini e Zanon fanno ammutolire un Olimpico forse incredulo davanti a tanta pochezza giallorossa al cospetto di un Pescara che fa e disfa a suo piacimento. Finché arriva il gol, ovviamente di marca abruzzese: minuto 14, Cascione, alla sua centesima presenza col Pescara, conclude a rete di destro, Stekelenburg respinge in tuffo, di testa Caprari ribatte in rete. La Roma reagisce caricando a testa bassa, mette Florenzi in condizione di pareggiare (blocca Pelizzoli), ma alla fine la controffensiva giallorossa è più fumo che arrosto. La Roma infatti non riesce a velocizzare la manovra né a scrollarsi di dosso una leziosità che la rende praticamente inoffensiva. Il Pescara non si ferma, De Rossi anziché battere a rete da ottima posizione prova l’assist per un incredulo Florenzi: è il 36’, ed è la più limpida azione da gol dei padroni di casa ma anche l’azione-simbolo di una Roma priva di convinzione, determinazione e cattiveria agonistica.

DESTRO IL CASTIGA PESCARA — La ripresa si apre con Destro, già match winner nella gara d’andata (0-1), al posto di Florenzi e una Roma che pare aver ritrovato il piglio di un’aspirante a una piazza d’Europa. E dopo 6’ arriva il pari: lo sigla Destro, che a un passo dalla linea di porta raccoglie l’assist di De Rossi e appoggia in rete. Bucchi si cautela e manda in campo Balzano per Caprari, la Roma riprende le redini della gara: raramente si fa pericolosa, ma intanto evita di correre rischi. Anche perché è un Pescara assai rallentato rispetto a quello visto nella prima frazione. Le difficoltà giallorosse in fase di costruzione della manovra restano, ma almeno la Andreazzoli band non soffre, e anzi chiama Pelizzoli a un paio di interventi degni di nota, con Totti e soprattutto De Rossi. Nel Pescara entra Federico Di Francesco, figlio dell’ex Eusebio, al posto di un affaticato Celik. La spinta della Roma va spegnendosi col passare dei minuti, e pure le occasioni si rarefanno. Affiorano caldo e stanchezza per il match giocato mercoledì a San Siro, i padroni di casa danno l’idea di non aver le energie per un forcing finale alla ricerca del raddoppio. Andreazzoli prova allora a giocare la carta-Lopez, inserito al 38’ al posto di Piris. Ma nemmeno una Roma zeppa di punte (cinque) riesce a sfondare le linee abruzzesi, ed anzi al 42’ rischia la beffa: Stekelenburg si salva d’istinto su un tentativo di pallonetto di Di Francesco. E qui finisce il match. Tra i fischi.

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