(U.Trani) Il pari poco vibrante dell’Olimpico, il primo dopo 6 anni e 12 derby almeno emozionanti, non cambia la classifica e conferma che nella capitale le due squadre vivono il loro campionato dentro il grande raccordo anulare e quindi solo per la supremazia cittadina. La Lazio non cala il poker e la Roma fallisce l’aggancio. Con l’1 a 1, Petkovic rimane quinto e Andreazzoli settimo. Il massimo obiettivo è l’Europa League dell’anno prossimo e, se i giallorossi elimineranno l’Inter nella semifinale di ritorno il 17 a San Siro, la Coppa Italia, trofeo di consolazione per entrambe, in una stagione in cui i biancocelesti comunque qualcosa di più stanno facendo.Anche ieri sera, resistendo in inferiorità numerica per venticinque minuti agli avversari fiacchi e, chissà perché, impauriti.
LE MOSSE – Andreazzoli cambia sistema di gioco, passando o, meglio ancora, tornando alla linea arretrata con quattro uomini. La novità non paga. Terzini sono Torosidis e Marquinho si riveleranno i punti deboli dell’assetto. In mezzo ai due, Marquinhos e Castan. Nel 4-3-1-2, a centrocampo De Rossi fa da schermo alla difesa e quando deve comandare il gioco ha davanti Klose a disturbarlo, i mediani sono Florenzi e Bradley che subiscono la vivacità di Hernanes e Onazi, Pjanic è il trequartista dietro Totti e Lamela, ma il capitano arretra e l’argentino spesso è prima punta. Troppi, dunque, fuori ruolo. Petkovic, invece, va sul classico e insiste con il 4-1-4-1: Ledesma imposta alle spalle dei quattro centrocampisti che, nel primo tempo, fanno la differenza alle spalle di Klose. Candreva mostra personalità e qualità a destra, Lulic velocità e sostanza a sinistra. In mezzo Hernanes, avendo come spalla il dinamico, si diverte. Non è un caso che sia lui a indirizzare il match con il sinistro, da fuori, al sedicesimo, dopo finta a rientrare su Castan.
COMPATTEZZA BIANCOCELESTE– Proprio la rete del vantaggio è la sintesi dell’atteggiamento della Lazio, con Lulic che conquista palla nell’area di Marchetti, va via sulla sinistra senza trovare l’opposizione di Torosidis, e aspetta Hernanes per il tocco al centro, dove il brasiliano calcia per l’1 a 0. Petkovic sistema due linee nella metà campo biancoceleste, quattro difensori e cinque centrocampisti, per far finire nella trappola i rivali. Se la Roma sbaglia, anche per il pressing che comincia da Klose, ripartenze improvvise.
STATICITÀ GIALLOROSSA – Come con Luis Enrique, accenno di tiqui taca. È, però, lento e scontato. Facile per la Lazio chiudere ogni spazio e in assoluto riconquistare palla per ribaltare l’azione. Dopo il vantaggio, con la Roma in confusione, altre due chance per i biancocelesti, ancora con Hernanes per la deviazione di De Rossi in angolo (lì si fa male e uscirà nella ripresa) e su taglio da destra a sinistra di Lulic per la bella risposta di Stekelenburg. Per vedere un tiro giallorosso bisogna aspettare l’ultimo dei tre minuti di recupero: destro di Totti e respinta di Marchetti.
I DUE RIGORI – Al quarto minuto della ripresa Hernanes calcia fuori un rigore, dopo averne segnati tre alla Roma, concesso da Mazzoleni per il fallo di mano di Marquinhos su cross di Lulic. Il brasiliano, in otto minuti, incide negativamente sulla sfida perché, dopo l’errore davanti a Skekelenburg, sgambetta Pjanic in area: Totti all’undicesimo trasforma per l’1 a 1, nona rete alla Lazio, dodicesima stagionale e numero 227 in A. Da qualche minuto c’è Destro in campo, all’ottavo fuori De Rossi, con Pjanic a centrocampo, Bradley regista e Totti trequartista. Petkovic fa entrare Kozak per Klose e a seguire Ciani per Ledesma visto che al ventiquattresimo Biava lascia i compagni in dieci, fatali due falli in sei minuti su Marquinho. Andreazzoli ci prova con Dodò per Florenzi che prima di lasciare, dopo punizione di Totti respinta da Marchetti, si fa ribattere il tap in dal portiere. Con un uomo in più, la Roma cala. E la Lazio resiste, senza soffrire.