(M.Lombardi) «È stato il finimondo, mi sono messa a piangere per la paura. Una cosa orribile: per più di due ore nella piazza c’era il panico. La gente che scappava, gli autobus e le macchine bloccate, tutti i negozi chiusi, il fumo dei lacrimogeni, i razzi. Sembrava una guerra». E lo era, Benedetta e le sue colleghe l’hanno seguita dalle finestre dello studio dove lavorano, a piazzale di Ponte Milvio. «C’era un gruppo di laziali fermo qui sotto, saranno stati trecento circa – raccontano – gridavano cori da un marciapiede all’altro, facevano un gran baccano. Ci siamo affacciate per capire che succedeva, erano passate da una ventina di minuti le cinque. A un certo punto abbiamo visto un tipo che faceva un segno. E’ stato un attimo. Tutti gli altri si sono coperti il volto con le sciarpe, le bandane e i passamontagna, hanno tirato fuori i bastoni e si sono messi a correre verso il ponte».
I SAMPIETRINI – Dall’altra parte del ponte ci sono i poliziotti, vedono il gruppo avanzare e cercano di fermarlo. Una nuvola di fumo si alza dal Tevere. C’è il cantiere lì vicino, i sampietrini passano di mano in mano e vengono lanciati addosso agli agenti. E’ lo scontro, la polizia riesce a far indietreggiare gli ultras e quelli tornano nella piazza. «Li abbiamo visti di nuovo correre, venivano verso la chiesa. Non si capiva più niente. Si è scatenato il terrore: i commercianti hanno abbassato le serrande per paura, in pochi minuti tutti i negozi erano chiusi. La gente cercava di rifugiarsi dove poteva, nei portoni, nei bar». Sbarrati anche quelli.
IL DESERTO – Via in pochi minuti tutti i tavolini dei locali, la piazza deserta e spoglia. «Li abbiamo tolti – spiega il proprietario di un bar – per non rischiare che quelli li prendessero per scaraventarli addosso a qualcuno». Contenitori dell’immondizia rovesciati per terra, bottiglie rotte. Gli ultras bloccano gli autobus che arrivano da via degli Orti della Farnesina. «Mi sono ritrovata nel bus circondato dai tifosi. Eravamo fermi, con le porte chiuse. Non potevamo scendere e nemmeno muoverci. E’ stato terribile», racconta una signora che ha aveva un appuntamento in uno studio medico di Ponte Milvio.
L’ASSEDIO – Nel frattempo arrivano altri agenti dall’Olimpico e si riaccende la guerriglia. «I tifosi lanciavano razzi e gli agenti lacrimogeni, non si vedeva più niente. Lo scontro è durato a lungo, vedevamo volare oggetti. In strada c’erano persone che tornavano dal lavoro, madri con i bambini in macchina. Un gruppetto ha circondato un’auto, ha poggiato le bottiglie di birra sul cofano e non la faceva muovere. Altri sono saliti con i piedi su un’altra macchina, dentro c’era una signora morta di paura con due bambini. Un delirio». Finalmente, intorno alle 19 il gruppo dei tifosi viene sparpagliato e i poliziotti lasciano la piazza per tornare allo stadio. «Abbiamo visto un ragazzino che è stato circondato da cinque e buttato per terra solo perché stava riprendendo con il telefonino, un altro è stato picchiato con il casco. Quando tutto è finito, i tifosi si sono scoperti il viso e se ne sono andati verso lo stadio». Alle loro spalle una piazza deserta, «sembrava fosse scattato il coprifuoco», e devastata. «Una vergogna, non è possibile diventare ostaggi di un gruppo di violenti e dover passare due ore rintanati nei negozi», s’indigna un commerciante. Non passa una macchina, di pedoni nemmeno l’ombra. In giro solo tanta paura.