(V. Meta) – Da invitato speciale a speciale e basta. Due settimane e trentotto minuti dopo essersi ripreso un posto fra i convocati, Mattia Destro prepara la sua prima volta a Torino contro i granata con le quotazioni in rialzo, al punto che tutto fa pensare a una maglia da titolare, nonostante la botta al ginocchio che venerdì l’ha costretto a finire l’allenamento con una vistosa fasciatura. Per Andreazzoli la tentazione è forte: «Diciamo che non ha i novanta minuti nelle gambe, ma se servisse saprebbe arrivarci».
Il tecnico l’ha portato a Palermo la vigilia di Pasqua su esplicita richiesta di Mattia, che ancora non era pronto a giocare ma aveva voglia di tornare a respirare aria di trasferta, lunedì l’ha buttato dentro nel derby sperando di sparigliare dopo un primo tempo inguardabile. L’impegno c’era, il fiato ancora no, ma per farlo tornare l’unica via è quella dell’allenamento e in questo senso non si può dire che Mattia si sia risparmiato. Da quando è tornato a lavorare con i compagni, l’attaccante non ha saltato un allenamento, svolgendoli tutti fino alla partitella conclusiva: una liberazione più che un atteggiamento da stakanovista, per lui che nei due mesi di inattività ne aveva passate di giornate buie, fra la noia della riabilitazione in piscina («se continuo così, posso pure cambiare sport e darmi al nuoto», scherzava amaro con gli amici) e la rabbia per doversi limitare a guardare dal divano le partite dei compagni.
Una settimana dopo il suo infortunio, la disfatta con il Cagliari che costò la panchina a Zdenek Zeman, proprio quando sembrava che il tecnico avesse cominciato ad affidargli le responsabilità nelle partite che contano. L’inizio con il Boemo non era stato dei più facili, un po’ per gli allenamenti durissimi in cui Mattia era stato catapultato senza avere nelle gambe la preparazione estiva del resto della squadra, un po’ perché non sempre riusciva a sfruttare le occasioni che il tecnico gli concedeva.
Esattamente un girone fa stava per cominciare il suo miglior periodo in giallorosso: dopo gli errori che fanno imprecare tutto l’Olimpico contro il Toro, arrivano tre reti consecutive contro Pescara e Siena (il suo Siena nello stadio che è stato suo per un anno), quindi la rete dell’impresa nella gelida notte di Firenze nei quarti di Coppa Italia e anche quella che mercoledì permetterà ai giallorossi di giocarsi l’accesso in finale partendo da un vantaggio minimo ma comunque prezioso. Poi il brutto infortunio al menisco di cui si accorge la risonanza magnetica, mica lui, che contro l’Inter resta in campo fino alla fine e solo il giorno dopo riceve la brutta notizia della lesione al menisco.
Adesso che è tutto alle spalle Destro può cominciare a guardare al futuro con ragionevole ottimismo: nell’attacco della Roma è destinato a diventare un titolare, tanto più visti i malumori di Osvaldo che potrebbero convincerlo a cambiare aria. Dovesse davvero partire a fine stagione, per Mattia si verrebbe a creare la situazione che gli era stata prospettata a giugno scorso, quando sembrava che a fargli posto non dovesse essere l’amico Borini, ma l’ex Espanyol. Invece le cose sono andare in modo diverso, Destro si è ritrovato con una concorrenza più complicata del previsto (soprattutto per caratteristiche, visto che con Borini la coesistenza era già rodata) e l’infortunio ha fatto il resto. Adesso l’occasione è di quelle importanti, perché il suo rientro coincide con una fase decisiva della stagione. Un gol oggi avvicinerebbe l’Europa più di un Erasmus.