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IL ROMANISTA In duemila più forti di tutto

Curva Sud

(D. Galli) – È la prova dei duemila. È la prova dei romanisti che affrontano il test più grande, che si presentano in massa a un appuntamento con la storia, che vanno in trasferta a San Siro con la tessera del tifoso, la Privilege, ma soprattutto con la Away, la carta neonata e battezzata a Torino, eppure già al centro di una critica sbagliata, perché partendo da una ricostruzione oggettivamente vera dei fatti ne ha distorto le conseguenze, anzi le cause, costringendo la Roma a difendere se stessa e quindi i suoi tifosi.Quelli veri-veri, non quelli che agitano lame e che quindi tifosi non sono. Sono teppisti, quelli. I numeri rendono bene l’idea. Fino a ieri mattina erano stati acquistati 2066 biglietti di terzo anello, angolo di cielo giallo e rosso nell’opaco di San Siro. È la prima trasferta in grande stile da quando è stato consentito ai romanisti di tornare liberamente a cantare la Roma lontano da Roma. Perché in grande stile a Torino, tre giorni fa, non era stata. Erano andati in circa 800. I fatti, così come sono stati ricostruiti lunedì sera dalle forze dell’ordine, raccontano di 19 romanisti che non avevano pagato il biglietto del treno e sono stati daspati per un anno (niente multe, sono tifosi…), di altri 765 che sui binari, sugli aerei o sulle autostrade hanno regolarmente raggiunto la solare Torino (cit. Zebina), hanno sostenuto l’As Roma e sono poi usciti tranquillamente dall’Olimpico granata (qualche “vaffa”, qualche screzio nel settore ospiti con altri romanisti, ma screzi appunto) e infine di 10-15 che a Torino ci sono andati per cercare lo scontro con i torinisti, ferendone un paio con i coltelli.

Fino a lunedì mattina, per la cronaca, la verità messa nero su bianco era un fonogramma della Questura di Torino dove si diceva altro, e cioè che si era trattato di un regolamento di conti interno alla Maratona, la curva granata. Questo è quello che scrivevano Il Romanista e La Stampa, ma anche l’Ansa e l’AdnKronos, che parlavano di «rissa tra due fazioni di ultras del Torino». Persino Repubblica.it, che inizialmente aveva avuto la dritta giusta, era tornata indietro sui suoi passi, evidentemente convinta da qualche fonte che sosteneva la tesi portata avanti dalla Questura di Torino. Alcune testimonianze acquisite lunedì hanno cambiato il quadro e modificato le responsabilità. Il punto però è un altro. Il problema, per la Roma e per i romanisti, sono le conseguenze di qualche articolo pubblicato ieri. Viene correttamente attribuita la responsabilità degli incidenti ad alcuni tifosi della Roma (però insistiamo: non sono tifosi, né della Roma, né di niente), ma poi viene data la colpa all’esordio della Away, la carta ideata dalla società per riportare i romanisti in trasferta, che viene rilasciata – attenzione – alle stesse condizioni della tessera del tifoso, la Privilege.Differenze tra le due? La Away non è nemmeno potenzialmente una carta di credito. E poi cambia la tempistica: nel caso della Away il rilascio è immediato, ma sempre a patto che l’acquirente non presenti i classici motivi ostativi, che – ripetiamo – sono identici a quelli della Privilege: niente daspo in corso e niente condanne per reati connessi a manifestazioni sportive negli ultimi cinque anni.

Questo è quello che sottolineano con forza a Trigoria, dove prendono le distanze da quello sparutissimo gruppo di delinquenti che a Torino è andato per “puncicare”: «As Roma coglie l’occasione per ribadire la propria ferma condanna di qualsiasi comportamento contrario non solo alle normative vigenti, ma anche ai normali atteggiamenti che qualsiasi cittadino dovrebbe tenere nell’ambito della civile convivenza». La Roma ha poi ribadito, «in relazione a quanto erroneamente riportato da alcuni articoli apparsi su alcuni organi d’informazione», «che tutte le iniziative lanciate recentemente per semplificare l’acquisto dei tagliandi per le trasferte (As Roma Club Away) sono in linea con il quadro normativo di riferimento e, nelle modalità di richiesta ed emissione rispetto alla verifica di eventuali motivi ostativi, assolutamente identiche a quelle utilizzate per qualsiasi altro titolo d’accesso (biglietti, abbonamenti, voucher elettronici, fidelity card)». Ecco, se c’è un giorno dove i romanisti devono essere più forti di tutto, quello è oggi. Più forti di un presidente che si lamenta per gli arbitraggi dopo averne abusato per anni, più forti di ogni strumentalizzazione, più forti di un manipolo di violenti. Se così non sarà, l’avranno vinta gli altri. Quindi non i romanisti. I romanisti e basta

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