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IL ROMANISTA Totti, DDR, Florenzi: noi Roma

Totti e De Rossi

(V. Meta) – Nel nome di Roma soltanto la Roma. Non è solo una questione linguistica, anche se basterebbe quella. Innanzitutto e per lo più è una questione di identificazione, perché se il nome della Roma ce l’hai cucito sulla maglia oltre che scritto sulla carta d’identità, allora infilarsi quella maglia per affrontare chi si autoproclama prima squadra della città pur chiamandosi come la regione diventa una questione di principio. “Io so’ io”, avrebbe detto Alberto Sordi e il resto è noto. Stasera all’Olimpico saranno in tre a farne una questione di principio, Totti, De Rossi e Florenzi, facce diverse della stessa romanità, altro che la retorica dei ragazzini che hanno fatto invasione nel poster della Roma attaccato nell’armadio. Stasera saranno in campo tutti e tre dal primo minuto, ciascuno con motivazioni e pensieri assolutamente particolari, forse perfino difficili da decifrare. Il record vivente Totti, De Rossi a caccia di redenzione, l’eroe della porta accanto Florenzi. Sono loro la Roma dei romani, gli eredi di una tradizione che attraversa i campionati e le generazioni, da Ferraris IV a Romagnoli, passando per Rocca, Conti, Giannini, Amadei e naturalmente Agostino Di Bartolomei, che oggi avrebbe compiuto cinquantotto anni e invece ne ha sempre trentanove. Quelli che il derby non può mai essere una partita come le altre. Qualcuno dice sia un limite, altri che sia un’arma in più, ma in fondo sono solo le due facce della stessa realtà, un po’ come mancanza e desiderio. Dare qualcosa di più in una partita che è qualcosa di più, questo è quello che si aspetta Andreazzoli dai tre romani che schiererà dal primo minuto (il quarto,Alessio Romagnoli, partirà dalla panchina, ma per lui il derby avrà sempre il sapore della grande occasione).

RECORDMAN Ha detto di voler giocare fino al 2020, Francesco Totti, e alzi la mano chi pensa che stesse scherzando. Di certo per quella data renderebbe quasi inavvicinabile la lista di primati di cui è detentore solitario, a cominciare da quello dei derby giocati. Stasera per il Capitano saranno 32 in campionato, che uniti ai 4 di Coppa Italia faranno 36, nessuno ne ha mai giocati tanti e infatti al secondo posto c’è Masetti con 24. Come l’ex portiere, Francesco ne ha vinti 12, ma non tutti in campionato visto che due successi sono arrivati in Coppa Italia. Stesso discorso per le sconfitte, 14, ultima quella di un girone fa. Per diventare il giocatore con più gol nei derby gliene servono due, buoni per scavalcare Dino Da Costa e Marco Delvecchio, appaiati a quota nove. In compenso il Capitano si è già messo alle spalle Silvio Piola (l’unico ad aver segnato più di lui in Serie A, almeno per ora), che con la maglia della Lazio ne ha fatti sette. Complici la squalifica di Osvaldo e la non perfetta condizione di Destro, sarà Totti a partire per la quarta volta consecutiva dalla posizione di centravanti, anche se poi il suo modo di interpretarlo lo porta spesso a tornare indietro per aprire spazi agli inserimenti dei trequartisti (e infatti il tecnico pare intenzionato a riporare Lamela in posizione più centrale).

VENTI DI PASSIONE Il rosso che un girone fa lasciò la Roma in dieci per un tempo, una stagione che Andreazzoli ha definito «non la più felice della sua carriera», qualche critica da prendere a calci e magari anche un gol da riporare fuori dalla Nazionale. Non bastassero le motivazioni consuete, Daniele De Rossi può attingere da una lista d’attesa piuttosto lunga. E poi stasera toccherà cifra tonda, venti derby in undici stagioni di prima squadra, non male per uno che fino agli Allievi Coppa Lazio nelle partite più importanti dell’anno faceva il guardalinee. Per lui più che per chiunque altro il limite può diventare arma in più. Si veda il derby delle undici vittorie consecutive (celebrato con un “-16” al posto del numero di maglia), e pure quello perso malamente il sabato di Pasqua 2009, quando il suo gol, l’unico finora contro la Lazio, servì solo ai rimpianti e infatti non venne neanche festeggiato. Andreazzoli continua a dire che la sua condizione migliora sempre più ed è pronto a consegnargli il centrocampo, dove però potrebbe non avere al suo fianco Pjanic ma Bradley, con il bosniaco avanzato sulla trequarti.

SETTE A UNO PERCHÈ NO? C’è anche il suo nome fra i marcatori dell’ormai leggendario Roma-Lazio 7-1 del 19 febbraio 2011, più che un derby uno sfoggio di manifesta superiorità per la Primavera che avrebbe poi vinto lo scudetto. Di quella Roma Alessandro Florenzi era il capitano, anche se dopo 35 partite in Serie B, 28 in A e due in Nazionale maggiore, sembra sia passata una vita. Deve molto a Zeman, ma è con Andreazzoli che la capacità di calarsi in ruoli diversi sta di nuovo facendo le sue fortune. Stasera potrebbe abbandonare la trequarti per spostarsi a sinistra (dove dall’inizio non ha mai giocato, visto che quando fa l’esterno di centrocampo in Under 21 lo fa a destra). D’altra parte, se hai esordito in Serie A dando il cambio a Totti, non può mica essere un caso.

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