(E. Menghi) – Fu il Chievo di un Tallo non ancora maggiorenne l’ultima squadra che impedì alla Roma Primavera di accedere alle fasi finali del campionato, nella stagione 2009-2010. L’Inter imbottita di riserve ci è riuscita ieri, con una facilità che non può non far venire a galla tutti i problemi della deludente annata giallorossa, cominciata sì con la vittoria della Supercoppa, ma proseguita nel peggiore dei modi: nessun successo negli scontri diretti, un quinto posto scricchiolante e l’uscita di scena nei play-off, sotto i gol dei nerazzurri Gabbianelli e Colombi. Colpa di una rosa meno forte rispetto agli anni passati: i classe ’93 erano i migliori d’Italia e ci sono due scudetti consecutivi a dimostrarlo (prima Allievi, poi Primavera). Caprari, Pigliacelli, Sabelli e Piscitella sono solo alcuni dei nomi che componevano quella squadra, capace di battere 3-2 il Varese in finale con una tripletta di Montini, aggiudicandosi così il trofeo. Florenzi se lo ricorda bene, perché c’era anche lui a festeggiare con i compagni, più piccoli di due anni rispetto al centrocampista che ora fa il titolare in prima squadra. Un anno fa, invece, la Roma si era arresa alla Lazio in semifinale a Gubbio: Viviani non era bastato, ma la squadra mostrava un gioco divertente e segnava senza problemi. Cosa che non è riuscita a Ferrante quest’anno, eppure la società credeva in lui, tanto da spendere 400mila euro per strapparlo al Piacenza il 31 gennaio del 2012.
L’era americana era già iniziata e Sabatini è andato pure a prendere un po’ di stranieri per provare a rinforzare il settore giovanile giallorosso. Sono tre quelli arrivati quest’anno: il terzino Yamnaine (fuori quota, come il capitano Carboni), il portiere Svedkauskas e l’attaccante Bumba. La finale l’ha giocata anche Boldor (ma lui è sbarcato nella Capitale due anni fa) e proprio la sua espulsione al 16’ della ripresa ha obbligato la Roma all’impresa impossibile, e tale è stata, di recuperare due gol all’Inter. Il portiere lituano ha salvato il salvabile nei primi minuti, poi rovina tutto facendosi passare sotto le gambe il sinistro di Gabbianelli deviato da Cittadino. Ma se non fosse stato per lui, i nerazzurri avrebbero umiliato i giallorossi, visto che in pratica è stato un tiro al bersaglio. Bumba è partito dalla panchina e, quando è entrato al 40’ del primo tempo al posto di uno spento Catania, ha fatto subito vedere che non ha paura di tirare in porta, anche se l’ha centrata solo 8 volte in questa stagione. Ma alla Roma è mancato il carattere e quello non si compra nel mercato estivo.
Il tecnico Alberto De Rossi ha partecipato al fallimento ed è spesso sembrato arrendevole, quasi a dire che senza i giocatori buoni non si possono creare squadri forti. Poteva almeno metterci le idee. Resta l’amarezza per una stagione buttata, che sembra chiudere un ciclo. Resta invece in corsa la Lazio, che, dopo aver chiuso il girone al primo posto, mira allo scudetto soltanto sfiorato un anno fa.