(A. Austini) – Zeman in tribunale. E stavolta dall’altra parte non ci sarebbe la Juventus di Moggi, ma la Roma degli americani e di Baldini. Ci sono almeno due milioni di motivi perché uno scenario impensabile fino a pochi mesi fa, diventi realtà. Le dichiarazioni di fuoco del boemo contro la società hanno fatto saltare dalla sedia i dirigenti di Trigoria: la reazione immediata è stata una telefonata agli avvocati di fiducia, che in queste ore stanno passando al setaccio l’intervista «incriminata», valutando se, oltre a una multa, esistano i presupposti per chiedere addirittura la rescissione del contratto.
Difficile ma non impossibile, anche se la strategia è tutta da studiare. La richiesta della multa è scontata, qualora si decidesse di andare oltre al boemo verrebbero imputate dichiarazioni «lesive» nei confronti del club e particolarmente gravi, facendo leva anche sulla quotazione in Borsa della Roma. Decaduto il Collegio Arbitrale, incaricato negli anni passati di dirimere casi simili, gli avvocati devono individuare un altro organo interno della Figc a cui rivolgersi. Altrimenti l’unica strada è una causa di lavoro: la Roma potrebbe licenziare l’allenatore che poi si appellerebbe al Tribunale civile. La società fa leva sulle clausole presenti sul contratto del boemo (allo studio dei legali insieme all’intervista) che gli impedirebbero di rilasciare dichiarazioni senza essere autorizzato. A pensarci, è un bel paradosso: l’uomo che ha lasciato la Roma lamentandosi dell’assenza di regole, ne avrebbe infranta una. Sempre che il contratto lo specifichi davvero.
Di sicuro, in questo rapporto nato sotto i migliori auspici e finito malissimo, ci sono in mezzo ancora tanti soldi. I due milioni e oltre di cui sopra: Zeman è legato alla Roma fino a giugno del 2014 e, se non trovasse un’altra squadra da allenare nella prossima stagione, dovrebbe percepire circa due milioni di euro lordi, oltre agli stipendi di quest’anno che, con i ritardi comuni a tutte le società di serie A e permessi dalle regole Covisoc, sta ricevendo attualmente. Dopo l’esonero di inizio febbraio ha chiuso i rapporti con la Roma e ora è rimasto stupito del clamore suscitato dalle sue frasi. In fondo – è il suo pensiero – quando era ancora l’allenatore non aveva detto cose tanto diverse. Ricordate la conferenza prima di Bologna? La voglia di rimettersi in gioco non gli manca ma con quel contratto di mezzo sta vivendo una situazione nuova. «Non ho capito perché mi hanno fatto firmare un biennale, forse gli serviva un nome buono per gli abbonamenti» è uno dei passaggi più duri della recente intervista. Per dimenticare tutto in fretta dovrebbe tornare ad allenare, ma c’è bisogno che lo chiami qualcuno: difficile sia l’Inter, rischioso un ritorno al Pescara, potrebbe spuntare una neopromossa in serie A.
E la questione economica lo metterebbe comunque di fronte a una scelta. Ancor più delicata quella a cui è chiamata la Roma. È Sabatini il dirigente più impegnato nella ricerca del successore di Andreazzoli: in attesa della risposta di Allegri, legata a sua volta a quella del Milan, il ds tiene vivi i contatti con Pioli e, in seconda battuta, conMazzarri. La rosa dei papabili al momento è ristretta a questi tre nomi. La «patata bollente» resta per ora nelle mani di Andreazzoli che ieri ha scaricato contro i giocatori tutta la sua delusione per il pareggio con il Pescara. Prima dell’allenamento, iniziato in palestra e seguito poi da Baldini, il tecnico ha alzato la voce negli spogliatoi, chiedendo impegno e concentrazione per le ultime gare di campionato, prima della finale di Coppa Italia. C’è l’Europa in ballo oltre all’onore