Prendete un’emozione dentro di voi e guardatela bene. Moltiplicatela per mille e poi rimettetela nel cuore. Quel battito accelerato, quella passione incontenibile e quella voglia di surclassare l’avversario è quanto si vive in un derby, nella tua curva, con la tua gente. “Abbracciamose, sti cazzi, semo tutti fratelli” è stato il sussurro di un ragazzo davanti a me, che al gol del capitano si è girato e mi ha stretto forte. Un abbraccio spontaneo e sincero. L’abbraccio di chi in quell’istante stava provando le tue stesse emozioni, le tue stesse sensazioni ed i tuoi stessi sentimenti. Quelli che sai che chi sta dall’altra parte non proverà mai. In campo magari perderemo o pareggeremo, ma fuori vinceremo sempre. Perché noi vinciamo come mettiamo piede dentro a quel paese delle meraviglie chiamato Curva Sud. Vinciamo ogni 22 luglio, ogni domenica, ogni sabato, ogni lunedì, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo, ogni respiro. Chi sta fuori, questo mondo fantastico può osservarlo, ammirarlo o magari anche invidiarlo. Ma non potrà mai provare quello che proviamo noi al suo interno e che gelosamente ci teniamo stretti. Provare quelle emozioni è un privilegio che è concesso a pochi. Emozioni e bandiere che sventolano libere, senza permessi o autorizzazioni, a ribadire ancora una volta, a chi non l’avesse capito, che Roma e la Roma siamo noi. Con la nostra voce, il nostro canto, la nostra libertà e la nostra passione. “La nostra fede non chiede permessi…Curva Sud senza compromessi”: poche parole che racchiudono l’essenza di un intero settore. Quel settore che ha deciso di scendere in campo riprendendosi, pezzo per pezzo, passo dopo passo, ciò che ingiustamente gli era stato tolto. Senza abbassare la testa e senza mettersi a fare il gioco del telefono, inviando fax ad amici o conoscenti. Consapevoli di sventolare bandiere libere da ogni vincolo e pure, intrise dell’odore acre dei fumogeni e del canto di chi, partita dopo partita, insegue un sogno. Un sogno chiamato Roma e realizzatosi in Curva Sud. Amore, gioia, dolore, sofferenza, calore, passione, emozioni, libertà. Questo siamo, niente di più e niente di meno. Siamo Roma, i figli di Roma, che ne portano il nome, i colori ed il simbolo. Tutto il resto è noia, come disse il Califfo. E non credete a chi, con una chitarra in mano, se ne va in giro cantando menzogne, spacciandosi per la prima squadra della capitale e promettendovi il mondo dei balocchi: potreste diventare asini anche voi. A Roma esiste solo una squadra, a Roma c’è solo una curva, e quella siamo noi! Viva la pazza gioia di essere romanisti!
Edwin Iacobacci