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LA REPUBBLICA Derby al veleno

Castan

(E.Sisti) –  A Roma non si pareggiava il derby dal 27 aprile 2007 (0-0, ultima partita di Peruzzi). La sordida emozione di primeggiare in città, tema della vigilia, è rimandata. Ma la Lazio può essere più soddisfatta della Roma perché ha mantenuto il suo vantaggio in classifica. Il derby di ieri è stato aperto dalle immagini dei gol di Dino Da Costa, capocannoniere giallorosso della stracittadina insieme con Delvecchio e Totti (9 gol): il bianco e nero di quei filmati ha trasmesso un senso di umanità forse a molti sconosciuto, paragonabile a «Poveri ma belli» di Risi, a Modugno che canta a Sanremo e a Coppi e Bartali che si passano la borraccia.

Scendiamo in campo. Almeno per un particolare (uno è già qualcosa) Andreazzoli è come Ferguson: non mette mai in campo la formazione della partita precedente. Petkovic si copre senza coprirsi, e crede alla buona salute di Klose (sbagliando). Il duello Candreva- Florenzi potrebbe regalare sviluppi interessanti. Infatti Florenzi non segue Candreva che defilato impegna Stekelenburg (12’). Si entra nel vivo: Cana si perde Lamela a un metro dal palo (14’). Dal corner devastante ripartenza della Lazio mentre la Roma pare già recuperare gattonando. Da venti metri, con Castan e De Rossi che gli dicono «fai pure!», Hernanes fulmina Stekelenburg all’incrocio dei pali (16’). Al 20’ Lulic rischia il 2-0. La Roma mostra la sua vacuità, è bloccata, mancano gli inserimenti dei centrocampisti. La Lazio è viva, in un attimo ricuce, in un attimo si apre. I giallorossi sono troppo distanti fra loro e così appare ancora più evidente la mancanza di movimenti studiati. Il “core” (inglese o romanesco è uguale) del gioco è il lancio lungo per Lamela. La Roma dovrebbe fare qualcosa di più, ma chi gli dice cosa? De Rossi non ha fiammate, è un fiammifero bagnato. A metà primo tempo i tifosi giallorossi già si aggrappano al soprannaturale: «Dai che con Pallotta in tribuna la Roma ha sempre vinto (3 su 3)!».

Klose, che non sa niente del soprannaturale Pallotta, al 31’ per poco non raddoppia. I giallorossi non creano nulla e quando trovano uno spazio per tirare da fuori Pjanic rimpiange di averlo trovato (40’). Il primo vero tiro in porta della Roma è una sassata di Totti che Marchetti respinge (47’). A inizio ripresa la Roma pare quasi accettare il ritmo della Lazio. Assurdo. Come assurdo è il mani in area dell’incerottato Marquinhos, che vive da scomposto intruso il contatto con un innocuo pallone. Hernanes potrebbe chiudere il match ma calcia malissimo il rigore (4’). Esce De Rossi, torna Destro. Roma col 4-3-3. Al 10’ Pjanic fa il Pjanic e costringe Hernanes a un fallo da rigore, meno clamoroso del primo. Totti però non imita Hernanes. E’ il suo 9° gol nei derby, il 12° quest’anno, 227° in serie A. Sull’1-1 si ricomincia da capo. Adesso c’è una partita. Sembra che stiano perdendo entrambe. Strepitoso Marchetti al 18’ su Florenzi. Espluso Biava al ’24, la Lazio deve cambiare strategia e lottare coi denti tenendo a bada la paura. La Roma morde per l’uomo in più. Sempre Totti a guidarla da ogni parte del campo. A porta vuota Lamela manda alto di testa: nella porta entra soltanto lui (34’). Come ha fatto? Era l’occasione per vincere la partita. Mancata.

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