(M. Pinci) – Un tesoretto per finanziare la rivoluzione 3.0. Dopo l’ennesima stagione flop, la Roma dovrà (ri)costruire: almeno sei pedine, forse sette. E con un bilancio in profondo rosso, i soldi necessari — oltre che dalle tasche di mr Pallotta sotto forma di aumento di capitale — potrebbero arrivare da due cessioni illustri: Osvaldo e De Rossi. Addii dolorosi, ma da cui la Roma potrebbe incassare cifre tra i 20 e i 30 (a essere ottimisti) milioni complessivi, cui sommare i 14 che i due ingaggi pesano ogni anno a bilancio.
In fondo, il rendimento non certo stupefacente di questa stagione, il distacco ambientale dei due apparentemente irreversibile, un mercato intorno al loro nome ancora vivo ne fanno nomi ideali da sacrificare. Osvaldo non dovrebbe neanche faticare a trovare casa: lui vorrebbe il Valencia, l’Anzhi ha già bussato e ci riproverà in estate. Presto potrebbe farlo anche il Napoli, che pensa concretamente di investire su di lui una (piccola) parte degli euro che incasserà da Cavani. E poi c’è la Fiorentina, alla costante ricerca di un giocatore così. Più complesso trovare qualcuno disposto a farsi carico dei 6 milioni netti percepiti da De Rossi alla soglia dei 30 anni: Mourinho se firmerà con Psg o Chelsea, ma anche Ancelotti dovesse finire al Real, gli darebbero volentieri credito.
Roma-Zeman, non è finita: oltre alla multa, il club ha dato mandato a un proprio legale di valutare la possibilità di rescissione per giusta causa dopo le sue recenti frasi contro i dirigenti. Il contratto prevede la clausola arbitrale, ma il collegio preposto non esiste più: troppo intimare il licenziamento per giusta causa (portando la questione davanti al tribunale del lavoro), più semplice trattare una risoluzione consensuale.