Giampiero Ventura sarà il prossimo della Roma di Andreazzoli, alla ricerca di nuove certezze dopo due gare che l’hanno vista in netto calo. E se il Torino non può vantare un andamento migliore in questi ultimi 180′, si presenterà sicuramente con una condizione psicologica diversa, migliore, essendo reduce da una spettacolare gara contro il Napoli e da un pareggio trovato allo scadere contro il Bologna.
Un Ventura che in questi ultimi anni si è fatto notare per l’ottimo calcio mostrato, pur dovendo cambiare spesso piazza: da Pisa a Torino, passando per il suo fantastico Bari, la certezza che lo ha accompagnato è stato il calcio offensivo, spettacolare, ricco di goal, il tutto senza dar meno risalto al risultato.
Già negli anni ’90 si era fatto notare, sulle panchine di Lecce, Sampdoria – la sua Doria, la stessa che lo aveva lanciato come vice nel 1979 – Cagliari e Napoli – dove è stato il primo allenatore ingaggiato da De Laurentiis, ma mai si era fatto apprezzare tanto come è accaduto a Pisa. In Toscana rimane due anni, dal 2007 fino al gennaio 2009 (quando viene esonerato dopo 4 sconfitte consecutive), ed al primo colpo porta la squadra ai play-off, dopo averla ‘raccolta’ da neo-promossa. In quella squadra c’era un giovane di belle speranze in prestito dalla Roma, che tanto faceva parlar bene di sè, e che sapeva fare la differenza: parliamo di Alessio Cerci. La punta esterna di Valmontone con il tecnico genovano riesce ad esprimersi al meglio da sempre, esaltandosi, nel 4-2-4, a tal punto da conquistare anche la Nazionale maggiore in questa stagione.
Il suo capolavoro avviene nella stagione 2009-2010, quando alla guida del Bari riesce a conquistare ben 50 punti, raggiungendo la decima posizione finale in classifica. I suoi sono la vera rivelazione del campionato, valorizza un intero ‘undici’ titolare, lanciando, tra gli altri, Bonucci e Ranocchia, oggi punti di forza rispettivamente di Juventus ed Inter. Non riesce a ripetersi la stagione seguente, nonostante una partenza che aveva illuso tutti; ma si sa, i miracoli non sono facili da ripetere, e così nel febbraio 2011, tra la commozione generale, si dimette dalla guida della squadra pugliese.
Nel giugno del 2011 torna ad allenare, a Torino, con l’obiettivo di riportare i granata nella massima serie. Obiettivo centrato al primo colpo, e così il resto è storia recente, con il suo Toro praticamente già salvo dopo 31 partite giocate.
In Piemonte ha ritrovato con sè tanti dei suoi fedelissimi, da Gillet a Cerci, passando per Gazzi e Barreto, tornato a segnare nelle ultime due gare dopo svariati mesi di digiuno, ai quali si aggiunge il talento di Ogbonna, altro suo punto fermo. Lo schema a cui si affida è sempre il 4-2-4: difesa alta, centrocampisti concentrati nel recupero dei palloni e due esterni molto alti, concentrati nello schiacciare i terzini avversari, o nel prenderli in contropiede.
In queste ultime settimane il reparto offensivo, con il ritorno al goal di Barreto e Bianchi, sembra attraversare uno stato di forma invidiabile; al contrario la difesa vive un momento negativo, tra tutti spicca il momento di calo di Ogbonna, che dovrebbe essere il più affidabile e talentuoso difensore granata.
A cura di Luca Fatiga
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