(F. Balzani) – Anche in un pareggio si nascondono vittorie e sconfitte. Lunedì sera a trionfare è stato ancora Totti mentre il volto dell’insuccesso è quello di Andreazzoli, allenatore per caso chiamato a «normalizzare» una Roma alla quale resta solo la coppa Italia (mercoledì prossimo semifinale di ritorno con l’Inter, si ripartirà dal 2-1 per i giallorossi). Il tecnico d’altronde sapeva sin dall’inizio che il suo sarebbe stato un impiego a termine, ma col passare delle settimane (e delle vittorie) sperava nella di essersi meritato la conferma.
Le parole di Pallotta rilasciate in America («Parlare di un suo rinnovo è prematuro») e il silenzio dello stesso presidente in questi giorni romani sulla questione, hanno fugato gli ultimi dubbi. L’eventuale successo in coppa Italia non salverebbe quindi l’ex-tattico che nel post-partita del derby ha provato a sponsorizzare il suo lavoro: «Con me la Roma ha la migliore difesa del torneo dopo la Juve e ha raccolto 14 punti in 7 partite». Il disastro di Palermo e l’approccio da provinciale nella sfida con la Lazio però hanno evidenziato i limiti di una squadra tatticamente confusa e senza nerbo, alla quale forse è stato concesso troppo dal tecnico amico. La Roma il prossimo anno avrà quindi il 4˚ allenatore dell’era americana. Ma chi sarà? In pole c’è Allegri. Dichiarazioni di facciata a parte, infatti, il rapporto tra il tecnico rossonero e il Milan è ormai compromesso e Baldini nelle ultime settimane ne ha approfittato per infittire i contatti col suo agente. Pallotta pretende, infatti, un tecnico d’esperienza, «al quale affidare il club per molti anni».
Basta scommesse insomma. E se i nomi di Ancelotti e Mancini sono irraggiungibili, quello di Allegri sembra a portata di mano considerando anche il possibile approdo di Donadoni sulla panchina rossonera. Proprio il nome del tecnico del Parma è al secondo posto nella lista di gradimento della Roma che sarebbe pronta a ingaggiarlo se Allegri dovesse restare a Milanello.