Giancarlo Abete, presidente Figc, contro la Lega di serie A: bocciata la proposta di passare da due a tre extracomunitari, proposta che verrà portata in consiglio federale (ma non verrà presa alcuna decisione). Abete, a Radio Anch’io, ha parlato stamani della situazione del nostro calcio. “Gli stadi sono la priorità. Poi bisogna migliorare tante aree, la differenza la fa la cultura di riferimento, l’approccio al calcio e gli impianti sportivi. Le priorità sono dunque l’etica, i comportamenti, la capacità di gestione e gli stadi“.
E ha spiegato: “La situazione del nostro calcio si inserisce all’interno di una situazione del sistema Paese. Le difficoltà degli imprenditori spesso si riflettono nei club, occorre un salto di qualità. L’Italia è al quarto posto in Europa dopo Spagna, Inghilterra e Germania, ci sono società (vedi il Real Madrid, ndr) che fatturano 500 milioni, il doppio dei nostri club. Si devono fare delle riforme però con serenità: non bisogna fare dei totem. Dal 2014 avremo solo 102 squadre professionistiche in Italia ed erano 25 anni che non avveniva una cosa simile, ma questo da solo non basta. Non è pensabile che si risolva tutto tornando alle 18 squadre in A”.
Abete ha risposto poi a chi gli chiede di schierare 3 extracomunitari, e non due come adesso. “Io non posso essere schierato aprioristicamente, ho il dovere di ascoltare le motivazioni alla base delle richieste. Dico semplicemente che nella stagione 2012-2013 soltanto 3 dei 6 club impegnati nelle competizioni internazionali ne hanno fatto uso. E’ sufficiente scorrere i nomi dei giocatori extracomunitari entrati nel 2012-2013, non hanno fatto la differenza a livello nazionale e internazionale. Solo 10 club hanno utilizzato due extracomunitari in questa stagione, nove no, e l’unica società che ne ha utilizzati tre è stato il Pescara in quanto neopromosso”.
Ma i club di A vogliono avere le mani libere per acquistare altri venti extracomunitari. L’alibi è che costano meno degli italiani (ma molti non giocano mai). Contro il terzo extracomunitario anche Damiano Tommasi, n.1 del sindacato calciatori (Aic): “Non si rilanciano certo così i vivai”. La Lega di B e la Lega Pro hanno fatto un grosso sforzo, ma sono rari i club maggiori che puntano sul mercato interno. Sarebbe interessante scoprire i misteri di certi acquisti all’estero e di certe società cosidette virtuose perché pagano poco (almeno in Italia) i loro stranieri. Ma qui non basta Stefano Palazzi per vederci chiaro.