I giallorossi con tutti i loro limiti stavano raccontando una storia inaudita, quella di una squadra incapace di scendere in campo senza segnare. Poi i casi del calcio hanno interrotto questo miracolo cronico, ma fa niente, fino a tre giornate dalla conclusione del campionato la Roma possedeva il miglior attacco della Serie A.
La cannoniera si è inceppata contro il Chievo e anche con il Milan è finita in secca. Risultato: la Juventus ha raggiunto la Roma a quota 69 e il Napoli l’ha superata arrivando a 72. Ecco allora che la partita insensata e insignificante di domenica in realtà nasconde un duello per un traguardo secondario ma prestigioso. Ovviamente per riprendersi il primo posto nella graduatoria dei gol realizzati la Roma dovrebbe mettere insieme una prestazione stellare e segnare quantomeno tre volte in maniera da pareggiare i conti. Non sembra aria. Tuttavia per mettere i tifosi di buon umore prima del derby senza ritorno del 26 maggio basterebbe semplicemente vincere la partita. Quindi tornare a segnare, così, tanto per sentire qualche urlo che non sia di rabbia. E’ questo il dubbio che coltiva Aurelio Andreazzoli in vista del suo penultimo appuntamento come allenatore titolare. L’ultimo del campionato.
Le perplessità di Andreazzoli derivano dal problema di conciliare queste esigenze con l’opportunità di lasciare in pace a riposare e a recuperare più di un giocatore. Per dire: De Rossi, Balzaretti, Marquinhos, al limite lo stesso Lobont che ieri si è dedicato alla fisioterapia. Probabilmente anche Osvaldo merita di fermarsi un attimo, se non altro allo scopo di riproporre fresco e intatto il dilemma che lo coinvolge insieme con Destro alla vigilia del derby.