(B. Sollazzo) -Massimiliano Allegri è, in un’Italia che non può più fantasticare sui grandi campioni, l’oggetto dei desideri che sta tenendo con il fiato sospeso un’intera città. Anzi due. A Milano lo vogliono confermare tutti, dai tifosi all’amministratore delegato Adriano Galliani. Ma per sua sfortuna l’unico che non è d’accordo è Silvio Berlusconi,che non lo stima tatticamente e che gli rimprovera il peccato originale di non essere mai stato, prima di esserne la guida tecnica, parte della famiglia Milan (anche Zaccheroni subì lo stesso ostracismo: puoi anche vincere uno scudetto, ma il sangue rossonero è un quarto di nobiltà irrinunciabile per il Presidente). Ed è questo il motivo per cui tutti danno Max ormai giallorosso.
Prima della fine del campionato girava voce di un triennale già firmato da lui e controfirmato da Baldini, accordo spazzato via, temporaneamente, dalla telenovela Mazzarri, poi risoltasi con l’ex allenatore del Napoli accasatosi all’Inter, secondo molti in base a un accordo risalente già a metà febbraio (in barba a Stramaccioni e De Laurentiis). Con l’altro livornese la squadra giallorossa potrebbe vivere una situazione simile: corteggiare un top trainer per diversi giorni, se non settimane, per poi veder godere una società terza. Il coach milanista, infatti, sarebbe più lontano dalla squadra di Pallotta di quanto molti quotidiani, sportivi e non, scrivono.
Infastidito dalle ultime dichiarazioni di Baldini – “tanti si son proposti alla Roma, anche Allegri” -, legato comunque a Milanello, ai giocatori e a Galliani, vorrebbe una riconferma. Perché crede di meritarla e perché il progetto di rifondazione iniziato la scorsa stagione ora potrebbe dare davvero i suoi frutti, dopo che lui se n’è caricato le difficoltà. Non è disposto a rimanere a scadenza (2014), però, vuole un rinnovo, sulla carta e sulla fiducia, dal numero 1 in persona. Che sembra snobbarlo: l’incontro a cena di domani è saltato, forse recupereranno con una trasferta del toscano in Sardegna. Berlusconi, però, non è un mistero, sogna Seedorf (troppo caro e troppo inesperto?), ma si accontenterebbe anche di Donadoni o Rijkard. Mentre non sembra pensare a Tassotti, che medita un clamoroso addio, forse proprio perché non preso in considerazione per la panchina, oltre che per l’ottimo rapporto con Max.
Il punto è che il contatto con la Roma sembra non essere più così forte. Secondo fonti vicine all’allenatore, dopo una telefonata in cui Allegri avrebbe chiesto prima ragione delle dichiarazioni di Franco Baldini sulla sua presunta “questua” e poi i dettagli del “grande progetto” prospettatogli settimane prima, si sarebbe alzato, e di molto, il livello del suo scetticismo sulle prospettive capitoline. Sul breve termine – ovvero l’attuale calciomercato – e sul lungo (dallo stadio agli inserimenti di nuovi soci). Non sarebbe il primo, da Milano, a diffidare di loro.
Basta ricordare Pirlo: forse proprio lui, nella sua autobiografia, ha fatto nascere qualche dubbio nel suo ex allenatore. Anche se fra i due non corre buon sangue, avendo il toscano epurato il centrocampista dopo dieci anni a San Siro. “Faremo una grande Roma, continuava a ripetermi Baldini – ha scritto Andrea – ma degli americani che avevano acquistato il pacchetto di maggioranza mi diceva poco e niente. Mi sono insospettito. Se in quel momento la società ci fosse stata, se fosse stata vera e non presunta, viva sulla carta e non solo a parole, magari ci sarei anche andato. La città è bella, la gente speciale, il clima splendido, il fatto è che in quel periodo il futuro presidente, Thomas DiBenedetto, nessuno l’aveva ancora visto. E l’ipotetico terzetto dirigenziale di cui si parlava, Pallotta-D’Amore-Ruane, mi faceva venire in mente più che altro il trio di autori di una canzone del Festival di Sanremo. “Di Pallotta-D’Amore-Ruane, dirige il maestro Vince Tempera”: circondato dai fiori del Teatro Ariston, il conduttore avrebbe tranquillamente potuto introdurre così il cantante di turno. Titolo del pezzo: Grazie (comunque) Roma”.
Allegri sa di essere l’unica possibilità per la Roma, che avrebbe già contattato Donadoni e Bielsa, ma con poca convinzione. E allora tira la corda, sapendo di poter prendersi altri giorni per decidere (c’è chi parla addirittura di una settimana). Anche perché attorno a lui rischia di scatenarsi un domino interessante: se anche il Milan, la sua prima scelta, non dovesse volerlo più, e se pure il Napoli gli ha preferito Benitez, potrebbe arrivare un’offerta dal Paris Saint Germain, in cui gli ex rossoneri Thiago Silva, Ibrahimovic e Leonardo vedrebbero di buon grado il suo arrivo. E nel caso in cui a Parigi rimanesse Ancelotti, anche il Real Madrid potrebbe guardare con favore a chi è riuscito a bloccare il Barcellona quest’anno, con una squadra decisamente inferiore. Ultima alternativa, non trascurabile, è quella più danarosa (e improbabile: c’è un figlio a tenerlo qui vicino): i russi. Ma c’è fame di allenatori italiani a quelle latitudini e il nostro non farebbe fatica a trovare una gabbia dorata in cui rinchiudersi a Mosca e dintorni. Si saprà tutto nei prossimi giorni, ma l’impressione di queste ore è che Max stia usando la Roma come ha fatto Walter Mazzarri.Per arrivare più in alto, lasciando con un palmo di naso i giallorossi.
Fonte: blog.it