E’ comparso per un paio di minuti, non di più. Tanto per dimostrare che l’ironia di Roma, come il re, non è morta. Doppia scritta azzurra in campo bianco: «Calciopoli, calcioscommesse e frode / de pulito a Formello nun c’è manco er custode». Due versi retti da due file differenti della Curva Sud.
E poi tifosi degli opposti estremi uniti nei cori di scemo al cantante coreano e spaccatura orizzontale perché un po’ facevano buu e un po’ ballavano. Ma quello dello spettacolo di musica straccia è solo un episodio sgradevole alle orecchie, utile ad abbreviare l’attesa. Che era cominciata ben presto, per qualcuno all’alba di un giorno lungo, per altri a metà mattinata. Per i più giovani nel primo pomeriggio. Camminavano verso lo stadio lungo le strade svuotate di automobili, scena da film neorealista o apocalittico.(…)
Piuttosto che il coreano dieci cento mille Queen, che accompagnano l’ingresso della squadra, la discesa trascinante verso la curva sotto la quale i giocatori si riscaldano, accompagnati anche dalla voce dello speaker che legge la formazione. E attivano il brulichio di bandiere, falene attorno a una fiamma. Abrogate le coreografie complesse in nome della coerenza contestataria, il fumo si alza a oscurare il cielo con i colori di Roma, come segnala un puntiglioso striscione.
Fonte: Corriere dello Sport