La spensierata botta di Marquinho e poi la finta di Destro sono i meravigliosi incidenti di un paesaggio dove incroci solo malinconie. Poteva e doveva essere questo Roma-Napoli, a fine campionato, la partita decisiva per un obiettivo nobile e, invece, è solo un’amichevole che di lussuoso non ha niente se non un allenatore in panchina, Mazzarri, diventato chissà perché, anzi si sa perché, potenza della sottrazione, l’oggetto del desiderio di mezzo pianeta calcistico. Ma le malinconie vanno oltre. Vedi Napoli e pensi Lazio. L’assai allarmante striscione apparso (e applaudito) in curva nord (“26 maggio, vincete o scappate”) la dice che meglio e peggio non si può sul fallimento di una stagione che assegna tutto il suo decoro a una singola partita, la più tremenda, emotiva, lancinante delle partite.
Amichevole che doveva dare qualche risposta futuribile. La prima: rinunciare a questo Marquinho è una follia. Dispiace quasi che abbia segnato un gol tanto bello, perché confonde una prova che sarebbe stata ugualmente sontuosa.
Fonte: Corriere Dello Sport