Carlo Verdone, celebre attore romano e grande tifoso giallorosso, ha parlato della propria delusione per il derby. Queste le sue parole:
“Me la sono vista a casa di amici e purtroppo il mio presentimento si è avverato con tanta amarezza”.
E’ una delusione totale con l’epilogo tragico di domenica.
“Siamo tutti smarriti e delusi, erano un po’ di settimane che anche amici stretti vedevano le partite in modo distaccato, mi avevano tolto anche l’attesa che veniva dal venerdì, abbiamo visto le partite con distrazione. Quando la squadra ti porta alla disaffezione è un brutto segno, se parliamo delle magagne di questa squadra finiamo stasera. Tutto parte dall’assenza di polso della dirigenza, ce ne sono un po’ troppi, non si sa chi è quello che entra negli spogliatoi. C’è bisogno di polso: le squadre forti sono quelle che quando le cose vanno male i presidenti entrano furibondi negli spogliatoi o li incitano in maniera costruttiva. La squadra deve sapere a chi appartiene. Chi è nella Roma? La partita del derby sembrava una partita degli Emirati, una partita brutta brutta e ha vinto la squadra più cinica più organizzata. Penso che la squadra abbia delle pietre preziose ma è un mosaico che non va al posto giusto, un pezzetto che non si fonde con l’altro”.
Lei è legato al comune vivere di questa città. A questa società manca un po’ di Roma città, un po’ di romanità?
“E’ cambiato tanto dagli Anni Sessanta in poi, ora una squadra è composta da 8/11 da giocatori stranieri. Il timbro della romanità è la tifoseria, noi abbiamo Totti che è ancora il simbolo di questa squadra e dobbiamo dirgli solo grazie. Ormai il colore l’anima lo da soltanto il tifoso, quando lo deludi per 3-4 anni di seguito diventa tutto depressivo. Il calcio è una valvola di scarico molto importante, è gradevole, è piacevole. Questa è una città che ha molti problemi, si è molto incattivita, se gli togli anche le soddisfazioni della squadra ci si deprime ancora di più. E’ il pubblico che fa la differenza”.
Fonte: Centro Suono Sport