Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha parlato anche della Roma in occasione di una lunga intervista al Corriere dello Sport:
“Questa finale non era facile dal punto di vista psicologico. Ci giocavamo il trofeo, la prima volta nella storia attraverso un derby, il primato della città, l’ingresso in Europa. La Lazio è la prima squadra della Capitale. Questo è il dato emerso in modo inequivocabile nel confronto con la Roma, come era già successo in campionato. La squadra ha vinto con merito. Era una partita molto contratta, la Lazio ha dimostrato di sovrastare fisicamente e mentalmente l’avversario. Perché era compatta. La squadra è stata mandata in ritiro. Non era una scelta punitiva, ma solo per ritrovare serenità e spirito di gruppo, per cercare di rimuovere cause ostative che l’avevano frenata.[…]”.
Cos’è per Lotito la Roma?
“Mai fatto queste considerazioni, non lo dico per sviare la risposta. Mai pensato a cosa sia la Roma, ma solo a cosa deve essere la Lazio. Sono cattolico e senza essere blasfemo penso che i nostri colori rappresentino anche i valori del cielo. Sono i colori delle Olimpiadi. Questo per me è fondamentale”.
Lotito vive la Lazio in prima persona. Può essere un problema per la Roma essere gestita da una proprietà che si trova dall’altra parte del mondo?
“Ognuno ha le proprie filosofie. Quando sono entrato nel 2004, se non avessi agito direttamente, la Lazio non si sarebbe mai salvata. Ho adottato il sistema dualistico per accorciare la catena di comando. Dicevano: Lotito fa tutto, il presidente, il direttore. E’ infondato. Ho un gruppo di persone che lavorano a mio stretto contatto, ma in una società ci deve essere una sola persona che comanda. Abbiamo fatto la rivista, una radio, una televisione, a detta di molti la migliore pay tv del calcio italiano. Mica la faccio io. C’è De Martino a organizzare. Ovviamente si confronta, così come gli altri collaboratori della società. Si è creata una simbiosi”.