(L.Valdiserri) – «Tutto o niente», aveva detto Aurelio Andreazzoli alla vigilia della finale di Coppa Italia. È stato buon profeta. Il niente rischia di essere ancora di più del derby perso, dell’Europa League svanita e dei mesi di sfottò che i tifosi della Roma dovranno subire. Non la sconfitta, ma il caso che si è scatenato con Osvaldo il giorno dopo possono costare caro all’allenatore. Il destino dell’attaccante è segnato: sarà ceduto dopo le tante «mattane» — le squalifiche, lo schiaffo a Lamela dopo Udinese-Roma, il rigore scippato a Totti contro la Sampdoria, i problemi con tutti gli allenatori, la malattia poco credibile che gli ha fatto saltare la tournée di Capodanno in Florida —anche se in stagione ha segnato 20 gol tra Roma e nazionale.
Andreazzoli, ieri pomeriggio, ha incontrato Sabatini e Baldini a Trigoria, facendo il punto sulla stagione e dando una valutazione su quello che i giocatori potrebbero dare in futuro. Però non è piaciuta la sua gestione del caso- Osvaldo. Dare del «piagnucoloso» al giocatore ha causato tre effetti collaterali: 1) ha cancellato l’immagine di Andreazzoli come custode di quello che succede in spogliatoio, avendo il spiattellato all’esterno la parte «privata » di Osvaldo; 2) ha abbassato il possibile valore di mercato del giocatore; 3) ha ridato forza a tutte le voci degli «orfani di Zdenek Zeman», il tecnico che aveva parlato chiaramente di mancanza di regole dentro il club e che aveva pagato anche per questo con l’esonero. Andreazzoli, in questo caso, è mancato nel suo ruolo di «uomo della società» e la sua immagine verso i giocatori non ne è certo uscita rafforzata. Walter Mazzarri, nei colloqui con i dirigenti romanisti, aveva chiesto di essere l’unico referente tecnico e di non gradire un trait d’union (proprio Andreazzoli) tra sé e i giocatori. Massimiliano Allegri vorrebbe portare a Roma il fido Mauro Tassotti. Tutto o niente?