(L. Valdiserri) – LaRoma fa un grande favore a se stessa e, in attesa che venga messo nero su bianco, lo fa anche a Massimiliano Allegri. I giallorossi battono la Fiorentina per la terza volta in stagione, su tre partite, e quasi sicuramente bloccano il sogno Champions della squadra di Vincenzo Montella.Oggi il Milan, in casa contro il Torino, ha l’occasione di staccare i viola di 4 punti e mettere in tasca il terzo posto. Poi, del futuro dell’allenatore, sarà quel che sarà. Diciamo subito che alla Fiorentina sarebbe stato stretto anche il pareggio, visto che ha dominato a lungo e ha colpito due pali: con Jovetic nel primo tempo e con Pizarro al 90’, due minuti prima che un colpo di testa di Osvaldo, su corner battuto da Pjanic, chiudesse la gara. I furti sono un’altra cosa — cioè le partite vinte con un rigore che non c’era — ma non c’è dubbio alcuno che in quasi tutti gli altri sport la Fiorentina, giocando così, avrebbe vinto. Ma questo è il calcio, che ha regole tutte sue.
Una, la più importante, è che chi non segna non può vincere e in due occasioni su tre la Fiorentina contro la Roma è rimasta a secco: 0-1 ieri e 0-1 dopo i tempi supplementari il 16 febbraio scorso. Il particolare che in queste due partite i viola abbiano compiuto cinque legni non fa che rendere più indigesta la sconfitta e dare alla Roma, almeno questo, un merito: aver saputo soffrire contro un’avversaria con così tanta qualità. Lo score in casa della Fiorentina in campionato diceva 12 vinte, 4 pareggiate e solo una perduta, contro il Pescara, una specie di jolly nel mazzo. Ma anche il ruolino di Aurelio Andreazzoli merita una citazione: 7 vinte, 3 pareggiate e 2 perse, più la vittoria in semifinale di Coppa Italia contro l’Inter. Mescolando le cifre è uscito il 2 che in pochi avevano previsto e che rilancia le speranze giallorosse di conquistare un posto in Europa League anche prima della finale di Coppa Italia, contro la Lazio, il 26 maggio. Potrebbe essere un particolare importante per preparare al meglio il derby.
Il migliore in campo è stato Pizarro, un calciatore che ha lasciato tanti rimpianti tra i tifosi della Roma, ma il più decisivo è stato Osvaldo, che dopo i tre gol segnati al Siena ne ha trovato uno ancora più pesante. Dicono che alla Fiorentina interessi molto, per la prossima stagione, e il rilievo non è certo campato per aria. Cuadrado e Ljajic, infatti, hanno più volte messo in difficoltà gli esterni romanisti ma non hanno quasi mai trovato Jovetic come terminale e Toni, entrato nella ripresa, ha fatto ancora meno. Jovetic, almeno, un tiro pericoloso l’ha scoccato, al 38’. Tiro di Aquilani, rimpallato, e destro a botta sicura del montenegrino, deviato sul palo da Lobont con un mezzo miracolo. A un primo tempo tutto sommato equilibrato ha fatto seguito una ripresa dominata dalla Fiorentina.
La Roma è riuscita a difendersi, grazie soprattutto al sacrificio di Bradley e De Rossi, spesso in inferiorità numerica a centrocampo. Ha fatto il suo ancheGoicoechea, entrato al posto dell’infortunato Lobont e reaparecido dopo il 1˚ febbraio che segnò la fine dell’era Zeman e della sua carriera da titolare. Tanti piccoli segnali che, in questa stagione, la Roma era la bestia nera della Fiorentina e, soprattutto, di Vincenzo Montella. Ma gli applausi che tutto lo stadio ha tributato ai viola dopo il fischio finale sono il segnale che è stato seminato tanto e bene. La fortuna non si può comprare al calciomercato, ma un centravanti più cinico di quelli attuali probabilmente sì.