(B. Tucci) – È tornata ad essere la Lazio di un tempo. E quindi, le possibilità di conquistare l’Europa minore sono aumentate notevolmente. Perché, vi domanderete, se l’Udinese ha in classifica due punti di vantaggio? Ragioniamo, calendario alla mano. Nei novanta minuti che mancano, i biancazzurri dovranno incontrare il Cagliari in campo neutro, mentre i friulani dovranno trasferirsi a San Siro per vedersela con l’Inter. Ora, è vero che la squadra di Stramaccioni è infarcita di riserve e non è più l’avversaria pericolosa di una volta; ma è anche vero che giocherà in casa e vorrà accomiatarsi dai propri tifosi con un risultato positivo. Certo, Petkovic deve vincere, altrimenti ogni discorso diventa vano. Siamo ottimisti? Sì. E stavolta diamo ragione al tecnico, che ci ha sempre creduto anche quando la squadra inanellava risultati negativi.
Se i biancocelesti batteranno il Cagliari e l’Udinese non andrà oltre il pareggio a San Siro, la squadra di Petkovic sarà quinta e qualificata per l’Europa League a prescindere dall’esito del derby: a pari punti, infatti, passerebbe la Lazio in virtù del confronto diretto coi friulani (3-0 all’Olimpico, 0-1 in trasferta). La Roma ha chiuso i battenti dopo la partita con il Milan. Non ha più nulla da dire in questa stagione al tramonto. Come si può definire il comportamento della squadra giallorossa? Con un solo aggettivo: fallimentare. Non ne trovo altri che possano spiegare la situazione. Un fallimento è stato il progetto; un fallimento il gioco; un fallimento gli allenatori che si sono succeduti in panchina; un fallimento la campagna acquisti e, di conseguenza, un fallimento per i dirigenti: da Baldini a Sabatini per finire con il presidente a stelle e strisce. Ed allora? Cominci la rivoluzione; ma quella vera. Nella speranza che il derby possa dare qualche soddisfazione ai tifosi assai delusi.