(G. Piacentini) – Mancare gli appuntamenti importanti è un vizio atavico di questa squadra, che però quest’anno si è accentuato. Tra Chievo, Catania, Bologna, Cagliari, Sampdoria, Udinese, Palermo e Pescara la Roma ha lasciato per strada 34 punti: partite in alcuni casi addirittura regalate, che da sole spiegano la differenza che c’è con la Juventus, ma anche con squadre in teoria allo stesso livello (Napoli e Milan) o addirittura inferiori (Fiorentina) che la precedono in classifica.
Un ennesimo fallimento, dopo l’esperienza di Luis Enrique, che ha fatto nascere il sospetto che alcuni giocatori siano stati sopravvalutati, e per questo la squadra non riesce a fare il salto di qualità. Sul banco degli imputati sono finiti i calciatori di esperienza (Burdisso, De Rossi, Osvaldo, Balzaretti, Stekelenburg, Castan, Bradley) e i giovani talenti (Pjanic, Dodò e in parte Destro e Florenzi) che non hanno ancora espresso tutto il loro valore.
Tra i più indecifrabili c’è Miralem Pjanic. Alla fine della sua seconda stagione romanista il bosniaco ha fatto solamente intravedere le potenzialità che ne hanno accompagnato il suo arrivo dal Lione. Non ha ancora un ruolo definito (una colpa che va attribuita ai tre tecnici che lo hanno allenato più che a lui) ma soprattutto ha mostrato grande discontinuità. La Roma però crede in lui, al punto che in settimana Sabatini ha incontrato il suo agente italiano (accompagnato da un avvocato francese) per blindarlo e ritoccare il suo già ricco (che per il prossimo anno prevede uno stipendio di 4.3 milioni lordi) in scadenza nel 2015.
Pjanic non ha risposto subito positivamente, anche se a Trigoria sono convinti che non ci saranno problemi, soprattutto perché ci sono molti club in Europa che lo lusingano e un altro anno senza giocare le coppe potrebbe influire nelle sue scelte. Discorso simile per Marquinhos, al quale è stato proposto un sostanzioso adeguamento (fino ad oltre un milione di euro) del contratto che scade nel 2017. Ci sono poi da risolvere alcuni equivoci tattici. Il più importante riguarda la coesistenza di Destro e Osvaldo che, la gara col Chievo lo ha dimostrato, faticano a giocare insieme. Possibile che il prossimo anno ne resterà soltanto uno. Chi? Lo deciderà il prossimo allenatore della Roma. Che, anche questo sembra ormai certo, non sarà Andreazzoli.