E’ il 16 aprile 2011 quando Thomas Di Benedetto firma il contratto che l’avrebbe fatto diventare il nuovo azionista di maggioranza dell’AS Roma.
Il 18 agosto dello stesso anno la Roma annuncia che l’operazione di acquisto è stata perfezionata.
771 giorni dopo la società capitolina si ritrova con un pugno di mosche in mano. Fuori dalle coppe per il secondo anno consecutivo, uno spogliatoio che si autoflagella a colpi di tweet, una dirigenza latitante, un allenatore da trovare e una coppa Italia – la più importante della storia romana e romanista – consegnata nelle mani della squadra dell’altra sponda del Tevere.
Peggio di così era difficile. Totti e De Rossi con le lacrime agli occhi sono il simbolo del fallimento, e se il primo è saldo nell’idea di restare sempre e comunque, il biondo di Ostia, complici la sua peggior annata con la maglia giallorossa e un ambiente che ormai non lo difende più, potrebbe vagliare l’ipotesi di lasciare.
Quelli che non lasciano mai sono gli stessi di sempre. Quelli a cui ieri è stato inferto il colpo fatale. Un affronto difficile da superare. Eppure bastava una partita per cancellare due anni di disastri. Ma non ce l’hanno fatta. Hanno fallito anche quella.
Francesca Schito