(D.Stoppini) – Volendo usare una metafora calcistica, si può dire che il Codacons si è portato in vantaggio sulla finale di Coppa Italia: il ricorso contro il derby alle ore 18 del 26 maggio ha convinto il Tar del Lazio a convocare le parti. Roma, Lazio, Lega calcio, Coni, Rai, Ministero dell’Interno, Prefettura di Roma e Comune, oltre allo stesso Codacons, saranno ascoltati domani dal presidente della 3a sezione quater del Tar, il magistrato Italo Riggio, che chiederà loro conto dello spostamento alle 18 del match.
LA SITUAZIONE È una vittoria parziale, attenzione: la partita è ancora aperta. Perché il Codacons, che contesta la concomitanza del derby con i seggi elettorali aperti per le elezioni comunali (senza entrare nel merito di soluzioni alternative), aveva inoltrato un ricorso inaudita altera parte, cioè aveva chiesto al Tar di sospendere il provvedimento senza ascoltare la controparte. Il Tar invece domani vorrà capire le ragioni. E potrà farlo, perché l’anticipo non è stato disposto per decreto prefettizio, ma su decisione della Lega calcio. La quale, però, ha di fatto recepito le pressioni del Viminale e della Prefettura. Detto che delle parti in causa, Viminale e Prefettura escluse, nessuna si strapperebbe i capelli (eufemismo) per un ritorno del match alle 21, è davvero difficile immaginare che domani il Tar possa cambiare l’orario sconfessando le indicazioni del Viminale, che si è esposto contro i derby in notturna. E c’è anche il precedente di Cagliari-Roma, col Consiglio di Stato a recepire le indicazioni di Prefetto a Lega, a rafforzare questa ipotesi. «È solo un atto dovuto da parte del Tar — ha detto il presidente della Lazio Claudio Lotito —. Noi volevamo giocare alle 21, non si capisce dove sia il problema». Lo vede bene invece il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «La concomitanza di derby ed elezioni è uno stress forte per la città, ho evidenziato la cosa già tempo fa».