(V.Piccioni) – Certo quello con Falcao fu un rapporto speciale se addirittura dirottò i destini del brasiliano bucando le ruote del trasferimento del «Divino» all’Inter.Certo Bruno Conti lo vuole ricordare «come uomo e non solo come tifoso della Roma e mio in particolare». Certo Francesco Totti ne parla come di un «romanista vero». Ma Giulio Andreotti aveva anche un altro giallorosso nel cuore, uno che però non era rimasto in famiglia, se n’era andato a trovare fortuna altrove. E l’aveva trovata. Una fortuna che oggi è diventata la storia di uno dei migliori tecnici del mondo: Carlo Ancelotti.
VIVA CARLETTO Ogni volta, spesso per la verità, che veniva rilanciato il dibattito sul futuro della panchina della Roma, Andreotti manifestava il suo affetto verso questo nome. Una volta, in particolare, per i suoi 90 anni, si concesse dei festeggiamenti calcistici ai microfoni della Rai, nel programma «La politica nel pallone». Intervenne nel merito dell’ipotesi Ancelotti, quasi a volergli tirare la volata: «Una persona di grande prestigio, sarebbe accolto bene a Roma anche se l’ ambiente è difficile, soprattutto per gli “oriundi”». Non ha fatto a tempo a verificare la bontà del suo pronostico; magari quando accadrà, queste parole qualcuno se le ricorderà. Ma intanto proprio Ancelotti è stato fra i primi a ricordarlo ieri, all’ora di pranzo, poco dopo la notizia della sua morte: «È una brutta notizia, era un grande tifoso della Roma, lo ricordo con affetto come molto vicino alla squadra», ha detto il tecnico del Paris Saint Germain a Coverciano, dove si trovava per il convegno «Il calcio e chi lo racconta».
«UNA SCHIAPPA» La storia romanista di Andreotti è stata davvero lunghissima. Lui stesso ne parlò più volte, individuando fra Piazza Firenze e Vicolo Valdina il momento dell’«iniziazione» giallorossa, quando gli capitava di incontrare i giocatori e addirittura di scambiare qualche palleggio con gli idoli di allora. Anche se, pure questo lo ammise ripetutamente, «ero proprio una schiappa». Poi la lunga militanza fatta di partite in curva, in tribuna, e poi nel gestire passaggi delicati della vita delle società, cambi di presidenza o di proprietà, difficoltà di mercato, rapporti complicati con il «palazzo» del calcio. Per la verità ebbe anche un ruolo in alcune situazioni analoghe vissute dalla Lazio, verso cui non aveva certo l’avversione manifestata verso la Juve. Ieri, proprio il presidente biancoceleste si è così unito ai ricordi commossi della Roma e dei suoi protagonisti. «Era tifosissimo della Roma – ha detto Claudio Lotito – ma anche un grande statista».