(S. Cieri) – Sarebbe bello se questo calcio impazzito recuperasse senno e gentilezza per farli ritrovare, magari, una sera a cena insieme. Francesco Totti potrebbe raccontare che cosa significhi nascere, crescere e giocare a calcio solo nella città in cui si è nati, sapendo diventarne il re. Miro Klose, a sua volta, sarebbe in grado di spiegargli il fascino e i disagi di un emigrante del gol partito da Opole, in Polonia, per poi diventare il principe degli attaccanti tedeschi per poi approdare a fine carriera in riva al Tevere, a 1529 km dal luogo di nascita. Invece il derby di stasera — il più importante della storia — sembra destinato ad allontanarli più che mai per il semplice fatto che entrambi sono inevitabilmente le bandiere «diverse» di Roma e Lazio.
FORMULA 10 Sulle spalle di Totti c’è il peso dell’universo giallorosso. A Trigoria assicurano come la tensione, complice i 36 anni, non abbia superato i livelli di guardia della prima gioventù calcistica, quelle dei nervi a fior di pelle e delle esultanze originali. Il capitano adesso ha chiari i suoi obiettivi: il trofeo e, a seguire, il record personale. Il numero dieci giallorosso, infatti, insegue la decima Coppa Italia e il gol numero dieci contro la Lazio. Anzi, se arrivasse addirittura una doppietta, aggancerebbe Da Costa a quota 11 reti, diventando in condominio il capocannoniere della storia della Roma. Per questo Totti ieri si è esercitato anche dal dischetto, visto che la sfida potrebbe andare ai rigori. Con lui ad essere designati ci sono De Rossi, Osvaldo e Marquinho fra i titolari, Pjanic, Destro, Florenzi e Dodò tra gli eventuali subentranti.
L’ANTI-ROMA Il numero nel mirino di Klose è invece l’otto. Sette sono infatti i trofei conquistati finora dal cannoniere tedesco. Tutti in Germania (due scudetti, due coppe di Germania, due coppe di Lega e una Supercoppa). Stasera, oltre ad arrivare a quota otto, può aggiungere alla collezione il suo primo «scalpo» italiano. Ed è inutile sottolineare quanto ci tenga ad arricchire la bacheca. Ma non c’è solo la suggestione della Coppa a spingere il Totem laziale. Lui, tedesco freddo e apparentemente glaciale, ha capito sin dall’inizio cosa significhi la parola derby a Roma. Tutto merito di quel gol al 93′ con cui, un anno e mezzo fa, alla sua prima stracittadina regalò alla Lazio una vittoria-liberazione dopo cinque derby persi consecutivamente. Alla Roma ha segnato anche nel derby di andata di quest’anno e fece gol pure nel 2010 col Bayern in Champions. Per un totale di tre reti realizzate ai giallorossi in cinque match. Numeri che parlano chiaro. C’è bisogno di aggiungere che la Lazio punta tutto su di lui?