Guardare avanti. Proiettarsi già alla prossima stagione nella speranza di dimenticare il prima possibile questi due anni di fallimento. Fallimento totale, tecnico e dirigenziale, frutto di un convivio caotico di idee e di troppe persone: dalla proprietà a stelle e strisce, Pallotta e Co., ai dirigenti nostrani Baldini, Sabatini e Fenucci, in evidenti difficoltà nel gestire una società che andava rifondata nella mentalità e nell’essere. Si parlo’ di “Rivoluzione Culturale” come unica salvezza da tutti i mali del passato: una progettazione mai andata in porto ed anzi, sbugiardata sotto diversi punti di vista. A due anni di distanza poco e nulla forse e’ cambiato. Da Luis Enrique ad Andreazzoli, passando per Zeman. I litigi, le polemiche, le sconfitte, i mal di pancia di alcuni calciatori, la confusione dei dirigenti, i”moniti” di Unicredit da un lato e le “promesse” bostoniane dall’altro, il tutto miscelato con una squadra non all’altezza delle aspettative dei tifosi, stanchi, dopo due campionati, di dover sostenere una gruppo senza ambizioni di alcun tipo.
GAZZETTA GIALLOROSSA La ricostruzione dalle macerie
Le divergenze e le difficolta’ dei “piani alti” della società sono ricadute come una disgrazia sulla squadra, incapace sotto la gestione bicefala Pallotta-Unicredit, di raggiungere risultati sportivi sul campo e, soprattutto, senza dare continuità ad un progetto (parola abusata, diventata ormai alquanto stucchevole), che più che ambizioso, fino ad oggi, e’ risultato disastroso. Se da un lato Pannes, Zanzi e Winterling continuano a lavorare alla crescita del brand As Roma in tutto il globo (Nike, Volkswagen e Disney le principali sponsorizzazioni), Pallotta e Parnasi si accordano per la costruzione di uno stadio di proprietà (in un futuro molto lontano rispetto ai calcoli effettuati dai due imprenditori), dall’altro l’involuzione tecnica della squadra deve essere contrastata nel modo più repentino possibile. Le partite giocate, si fa per dire, contro Pescara, Chievo, Palermo (citando le più recenti sotto la gestione Andreazzoli) hanno messo in mostra i limiti di una banda che non ha mai creduto in niente: una stagione naufragata, forse, ancor prima d’iniziare; un’annata che potrebbe trovare una piccola ancora di salvataggio, solamente con la vittoria nella finale di Coppa Italia contro la Lazio. Ma sarebbe comunque troppo poco per dimenticare tutte le “malefatte” di una squadra che ha abusato di giustificazioni, scusanti e sopratutto ha portato tante delusioni e dispiaceri.
Ripartire nuovamente con un nuovo ciclo, il terzo della Roma targata Boston. Rifondare e ricostruire la dirigenza: al posto di un sempre più lontano Franco Baldini, rimasto ancora scioccato dal “magnifico errore” e dal fantasma dell’arabo Al Quaddumi, l’arrivo di un direttore con nuovi stimoli e soprattutto meno utopie. La figura del ds Sabatini potrebbe essere rivista e ridisegnata con altre mansioni: al suo posto un personaggio in stile Pantaleo Corvino, dirigente abile nel fare mercato e uomo capace di farsi ascoltare dai calciatori. Per Claudio Fenucci, poche le recriminazioni a suo conto, se non quella di aver avuto la sfortuna di vivere questo fallimentare biennio come uomo dei conti giallorossi.
Cambiare tecnico: un vincente. Un allenatore in grado di modificare, con il suo carisma e i suoi dettami, la mentalità di un gruppo che non festeggia da troppo tempo. Mazzarri e Allegri, i nomi più in auge; gente del calibro di Klopp e Spalletti quelli da considerare sogni; Pioli l’alternativa che non convince in pieno ne’ chi dovrà effettuare la scelta (e anche questo e’ tutto da capire…) ne’ la piazza romanista. Una decisione importante che darà il via alla nuova Roma formato 3.0.
Nicolo’ Ballarin