(F.Oddi) – Vincendo derby e Coppa Italia, Aurelio Andreazzoli poteva mettersi seduto sulla riva del fiume, e attendere la conclusione della vicenda Allegri-Seedorf-Galliani-Berlusconi: la sua conferma sulla panchina della Roma era il piano B in caso di permanenza del livornese a Milanello, una Coppa e le sue iniziali sarebbero potute bastare per farlo passare come piano A. Il gol di Lulic ha messo fine alla sua esperienza da allenatore in capo della Roma, quello che è venuto dopo ha spazzato via anche le macerie. E l’accusa di essere un piagnucolone a quell’Osvaldo che fino al giorno prima aveva difeso e coccolato non è piaciuta a nessuno: all’esterno è stata vista come un voler scaricare le colpe all’indomani della sconfitta più amara, all’interno come un tradimento, perché le cose che succedono nello spogliatoio devono rimanere lì. L’amico dei giocatori da ieri ha qualche amico in meno, non solamente il centravanti che gli ha dato dell’incapace.
NUMERI — Leggendo i numeri, Andreazzoli ha fatto più punti di Zeman, leggendo gli obiettivi è cambiato davvero poco: ha preso una squadra ottava e fuori dalle Coppe, l’ha lasciata sesta, fuori dalle Coppe. L’ha presa sotto di 9 punti rispetto alla Lazio, l’ha lasciata un punto sopra: un’arma di scherno in più, dopo la Coppa Italia. “Dai, non ve la prendete così, siete arrivati un punto sopra…”. Ma il fallimento vero dell’ex tattico di Spalletti resta quello sul rendimento dei singoli giocatori: quando venne promosso in prima squadra, il suo compito, più che di salvare il salvabile – ovvero la Coppa Italia: la zona Champions League era già lontanissima – era quello di rivalutare una rosa che rischiava di perdere valore. A Zeman veniva riconosciuto il merito di aver lanciato Marquinhos, di aver fatto esplodere definitivamente Lamela, ma lo si accusava di aver deprezzato i vari De Rossi, Stekelenburg, Pjanic, e in parte Osvaldo.
DELUSIONI — Andreazzoli ha posto immediatamente fine al dualismo con Tachtsidis – scomparso dai radar, e destinato a tornare al Genoa – ma il rendimento di De Rossi non è certo migliorato. Al derby non ha convinto, per la prima volta dopo otto campionati ha chiuso la stagione con zero gol all’attivo, per la prima volta una parte consistente della tifoseria non si opporrebbe ad una sua cessione, utile ad abbattere il monte ingaggi. Stekelenburg, lasciando il finale di stagione a Lobont, ha dato ragione a Zeman, che lo accusava di sparire per settimane al primo problemino fisico, Lamela ha dimezzato il numero dei gol segnati (10 con la precedente gestione, 5 con quella appena conclusa) e raddoppiato le pause in campo, di Osvaldo si è detto, Pjanic è rimasto una magnifica incompiuta, e al derby non ha giocato neanche un minuto.
GIOVANI — Capitolo a parte, i giovani di casa: spariti. Nico Lopez ha chiuso il primo campionato in A con soli 56’ giocati, pur avendo segnato all’esordio, con il Catania. Si parlava di un suo utilizzo all’ultima giornata, nell’inutile gara col Napoli a 10’ dalla fine Andreazzoli ha preferito inserire Perrotta. Per fargli salutare il pubblico, dopo 9 anni in giallorosso, speaker e applausi a scena aperta? No, perché l’addio del campione del Mondo è molto probabile, ma non certo ufficiale. Stesso discorso per il 18enne Romagnoli, difensore centrale che alla prima gara da titolare in A segnò un gol bello e importante contro il Genoa. Era il 3 marzo: da allora il ragazzino non ha giocato neppure un minuto. E quando la Federazione ha chiesto di convocarlo in Under 19 – che venerdì, prendendo 5 gol dalla Turchia, ha mancato la qualificazione all’Europeo – la Roma ha risposto “no, lasciatelo, ci serve per la finale di Coppa Italia”. Romagnoli sparito, Burdisso sempre presente: è il quinto più vecchio della rosa (ma Perrotta andrà via, e quasi certamente anche Taddei), il terzo più pagato dopo Totti e De Rossi. Ingaggio lordo 4,5 milioni a stagione: quanto la Roma ha pagato, tra prestito e riscatto, un Marquinhos che oggi vale sei volte tanto. Il rendimento non è più quello di prima del gravissimo infortunio con la nazionale, ma con Andreazzoli ha giocato 13 volte su 15 (e una era squalificato). Strano modo di costruirlo, questo progetto giovani.