(Il Fatto Quotidiano) – Le minacce telefoniche ricevute dai giocatori della Lazio sono come nuvoloni neri carichi di pioggia. E il colore dei pensieri dei dirigenti della Questura di poco si scostano dal nero: questa finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio proprio non l’avrebbero voluta gestire, nel giorno in cui 2 milioni e 300 mila romani saranno chiamati alle urne, e in cui il papa andrà a visitare una parrocchia in periferia. La somma dei tre eventi fa oltre 2 mila tra agenti e carabinieri impegnati, di cui oltre mille solo davanti e nei dintorni dello stadio Olimpico.
Arriveranno centinai di agenti da altre zone d’Italia per una partita di calcio, per fare in modo che resti solo quello e che non diventi altro. Numeri da massima allerta: non certo calata, dopo la notizia delle minacce via telefonino ai giocatori della Lazio. “Tre-quattro” secondo il patron biancazzurro, Lotito. Tra questi, pare, il capitano Stefano Mauri e il portiere Federico Marchetti, che venerdì sono stati chiamati sui propri cellulari. Chiaro il messaggio: “Dovete perdere o vi ammazziamo”, come ha riferito Lotito. “La società e i diretti interessati si sono rivolti alle autorità competenti”.
Sarà una Roma blindata: previsti vari sbarramenti davanti all’impianto, mentre le immediate vicinanze verranno chiuse al traffico; da ieri gli agenti pattugliano tutta l’area, alla ricerca di armi e petardi. Si spera che non accada nulla: I rispettivi ultras hanno dato un segnale, fissando punti di raduno molto lontani tra loro, le autorità contano anche sull’effetto prevenzione e i giocatori invitano alla calma da giorni. Ma la paura rimane, innanzitutto tra la gente. In un impianto da 80 mila spettatori, saranno in55-60 mila. Negli occhi, tanti hanno ancora il ricordo di troppi derby sbagliati. Certi striscioni, come quello comparso davanti al centro sportivo giallorosso di Trigoria (“O Coppa o morte”) non sono stati d’aiuto.