(U.Trani) Claudio Lotito, così timido che non sembra nemmeno lui, si mette la mano sinistra in tasca, dopo aver scambiato qualche parola con Papa Francesco. Tira fuori il rosario che ha sempre e lo posa con cura sulla targa trasparente con lo stemma della Lazio, chiedendone la benedizione.Francesco Totti, prima di consegnare la maglia della Roma autografata da tutta la squadra, piega la testa, flettendo il busto, e bacia commosso la mano al Pontefice. Sono i momenti più significativi della mattinata dei due club capitolini in Vaticano. Immagini vere e semplici delle finaliste del derby di Coppa Italia davanti al 266° vescovo di Roma.
LA LUNGA ATTESA – Le delegazioni di Roma e Lazio si fermano quasi due ore e mezza a San Pietro. In prima fila nella Loggia di Carlo Magno, in alto, alla sinistra del colonnato e sotto il sole che scotta. Sul sagrato il Papa tiene l’udienza generale. «La scelta di partecipare in Piazza San Pietro in forma pubblica e non privata nasce dall’esigenza di stare tra la gente per dare un segnale di umiltà e un messaggio di distensione e di rispetto dell’avversario ai tifosi, nella logica di esaltazione dei valori cristiani in cui la Lazio crede e si riconosce». Lotito spiega come mai, a differenza di quanto è accaduto martedì con la Juve che privatamente ha incontrato il Pontefice, le due società romane abbiano scelto di fare la loro visita accanto ai pellegrini di tutto il mondo. Al suo fianco James Pallotta che dona al Papa, oltre al tanto discusso nuovo logo, la canottiera biancoverde dei Boston Celtics, squadra Nba di cui è azionista, sempre con il numero 1 e la scritta The Pope. «C’è un giocatore che si chiama così?» scherza il Pontefice con il presidente della Roma, raggiante al momento della stretta di mano. «Un sogno che finalmente diventa realtà. Vengo da una famiglia cattolica e questa è sicuramente l’esperienza più emozionante della mia vita» ammette Pallotta.
MAMMA FIORELLA – La Lazio si presenta con Lotito, il tecnico della Primavera Bollini, il centravanti francese Saha e il responsabile delle relazioni esterne De Martino. La Roma, oltre a Pallotta e Totti, schiera in prima fila anche Andreazzoli, e il ceo Zanzi. Con loro l’addetto alla sicurezza Gombar, il personal trainer del capitano Scala, la responsabile della comunicazione Augelli e il capo della biglietteria Feliziani. Per il saluto al Papa avanza anche la mamma di Totti, la signora Fiorella. Che non può dimenticare la visita in Vaticano quando Francesco era alle elementari e ancora doveva entrare a Trigoria, la mano di Giovanni Paolo II sui capelli biondissimi del futuro capitano giallorosso che poi da campione affermato altre tre volte incontrò Papa Wojtyla, due con la Roma e una con la Nazionale, prima di andare, con tutti i suoi compagni, per l’ultimo saluto nell’aprile del 2005. «Complimenti» gli sussurra Papa Francesco. Totti racconta: «È una persona umile, come tutte le altre. Mi ha subito trasmesso umanità e sicurezza». Il presidente della Lega Beretta ha consegnato la Coppa Italia in miniatura al Pontefice che da Saha ha ricevuto una maglia biancoceleste, personalizzata come quella giallorossa, con il numero 1 e la scritta Papa Francesco.
I TIFOSI– Davanti al Pontefice, grande appassionato di calcio e tifoso del San Lorenzo de Almagro di Baires, si affacciano tanti bambini sulla Loggia di Carlo Magno. Applausi sfrenati per il Papa, prima di chiedere una foto e un autografo a Totti. Alcuni scambiano Feliziani per Pallotta, solo perché sta distribuendo immagini con la firma del capitano. «Presidente, una foto anche a me», strilla un piccoletto. «Go to win». Pallotta sa che cosa rispondere a chi lo riconosce. E vuole sapere come finirà domenica. Un tifoso gli urla: «In bocca al lupo per il derby». Riceve in cambio un sorriso dal presidente giallorosso. E un’occhiata che trafigge da Lotito. Che è lì, già in marcatura stretta.