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IL MESSAGGERO Totti: “Potrei lasciare la Roma”

Totti
(A. Angeloni) – Un fulmine. Con il cielo nemmeno troppo sereno. Prevedibile o quasi lo sfogo di Francesco Totti, anche se un po’ datato. Il capitano si racconta a France Football prima della dolorosa sconfitta nel derby di Coppa Italia. L’intervista di una carriera portata avanti sempre ad alti livelli, sempre indossando la maglia della Roma. Con la quale ha vinto, ma poteva vincere di più, chissà. Ciò che il capitano sa, oggi, è che il suo contratto scade a giugno del 2014, ovvero tra tredici mesi. Tradotto: a gennaio prossimo, in caso di benservito dalla società, potrà firmare per un’altra squadra. «Ho ricevuto offerte da club importanti, non da italiane», dice il capitano giallorosso. «In ogni caso, se dovessi fare tale scelta, andrei all’estero».
UN ACCORDO CHE NON ARRIVA
La Roma ancora non si è presentata per il rinnovo del contratto. Almeno non concretamente. Solo parole, di Pallotta qualche settimana fa (non durante l’incontro di San Pietro con il Papa) e di qualche dirigente. Totti chiede un contratto in linea con il suo rendimento, un accordo importante che, come successo per tutti questi anni in giallorosso, si pagherà da solo senza troppi oneri per le casse del club. Probabilmente nel giro di qualche settimana, quando sarà fatto l’allenatore e partirà la nuova stagione, Totti si metterà seduto davanti a un tavolino e ne discuterà concretamente. Ci sta anche che la società si comporti come la Juve con Del Piero o il Milan con Pirlo: fargli giocare l’ultimo anno e poi dirsi arrivederci. Vedremo. Totti aspetta, dà per scontato il rinnovo, ma non si sa mai.
PRIORITÀ GIALLOROSSA
Totti aspetta la Roma. Per ora. «Vorrei invecchiare qui con la stessa maglia. Si parla di un interessamento dal Qatar? Lì fa troppo caldo», dice ancora Totti. Che ha ricevuto offerte arabe, statunitensi, francesi e spagnole. A proposito di Spagna: «Se in passato fossi andato al Real Madrid, avrei vinto tre Champions, due Palloni d’oro e tanto altro. Avrei avuto più possibilità. Ma preferisco quello che ho fatto. Anche se ho il rimpianto di non aver vinto due o tre scudetti in più. Nel 2004, andare al Real era un’ipotesi concreta. Volevo una grande squadra per vincere, all’epoca i dirigenti non potevano darmi tutto quello che chiedevo. Alla fine, per fortuna, il cuore mi ha detto di restare. Quando le cose vanno bene, qui vieni trattato come un Papa. L’amore che Roma sa regalare non ha eguali». E pensare che quando era piccolo stava per cominciare la carriera con la maglia della Lazio. Poi ci ha pensato mamma Fiorella a riportarlo sulla via giallorossa. «Altrimenti l’avrei ammazzata… Se mio figlio uscisse con una laziale? Non lo faccio rientrare a casa. Ho amici laziali? Purtroppo sì». In conclusione, una parola per definire la Lazio? «Niente». Cioè nessuna parola.
CARLOS BIANCHI E LIPPI
Ancora una volta si ritorna a Carlos Bianchi, il nemico di metà anni ’90. «Voleva che me ne andassi, pensava fossi un giocatore normale, preferiva Litmanen. Io avevo quasi firmato con la Sampdoria. Ma poi nel torneo amichevole con Moenchengladbach e l’Ajax, squadra in cui giocava proprio Litmanen. Segnai due gol e Sensi disse: lui non si muove». Trattamento diverso ricevuto da Lippi l’anno del mondiale 2006. Totti si fa male pesantemente a febbraio, il tempo per recuperare in vista della Germania non era molto. «Il giorno dopo l’intervento chirurgico, Lippi venne a trovarmi all’ospedale e mi disse: tu verrai al Mondiale anche su una gamba sola». E così è stato. Giocherà nel 2014 al campionato del mondo in Brasile? «Sì, alla Play station. No, non penso. Ma tutto potrebbe succedere…».
GLI AMERICANI A ROMA
Nell’intervista, Totti parla anche della diversa cultura che hanno portato i proprietari americani della Roma: «Da questo punto di vista sono tutti davanti all’Italia. La cultura italiana è scarsa in tutto. Bisognerebbe cambiare tanto, non solo nel calcio. Il nostro è un Paese un po’ troppo indietro rispetto ad altri. Cosa farei se diventassi proprietario della Roma? Caccerei tutti e deciderei tutto io», risponde ridendo. «E chiamerei tutti i miei amici a lavorare con me».
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