(V. Meta) – Il presente batte il futuro possibile, ma la cosa più importante resta sempre il futuro prossimo. Finisce 2-1 l’ultima gara all’Olimpico del campionato della Roma, che la spunta su un Napoli versione vacanza e approfitta del gol di Dessena a Cagliari per scavalcare la Lazio al sesto posto, prima di prepararsi a tirare un lungo respiro in vista della settimana più lunga e importante della sua stagione. Finisce senza applausi e con pochi saluti, al massimo una passeggiata in campo con i bambini, mentre in Curva compare uno striscione piuttosto eloquente che invita a tirare fuori gli attributi dopo due anni di delusioni.
Tutto rimandato a domenica prossima e allora sì che si faranno i conti, tutto in una serata e ci vorrà tutto il coraggio a disposizione e pure un po’ di quello nascosto. Lo spirito con cui Roma e Napoli si affrontano in una partita che altrimenti fa respirare ben altra atmosfera non lo dicono tanto le rispettive formazioni (portiere a parte, Mazzarri manda in campo l’undici tipo, il turnover di Andreazzoli era prevedibile e previsto), quanto Cavani, che dopo una decina di minuti si vede venire incontro un pallone in area piccola e invece di calciare si ferma. Non è da meno la Roma, che per ammissione dello stesso tecnico ha già la testa alla Coppa Italia e contro il suo futuro possibile (Mazzarri) bada a non farsi male, meno a fare le prove generali, visto che Lamela non è tipo da sbagliare un controllo con il sinistro neanche nel più blando degli allenamenti.
Andreazzoli conferma il 4-2-3-1 e per la prima volta dopo la trasferta di Palermo si rivede dal primo minuto Tachtsidis, schierato interno a centrocampo accanto a Bradley, con Pjanic avanzato sulla trequarti insieme a Marquinho e Lamela. In avanti Destro dà il cambio a Osvaldo, mentre in difesa non c’è la seconda da titolare in A per Romagnoli, cui viene preferito Castan. Ritmi da amichevole in avvio, al punto che perfino un leone in gabbia come Mazzarri passeggia per l’area tecnica e a volte torna perfino a sedersi in panchina. Dopo un calcio di punizione alto di Pjanic al 10’ e un atto di misericordia di Cavani, che al 16’ salta Burdisso e poi conclude alto, la Roma sembra scuotersi e mette insieme tre occasioni di seguito, non fosse che riesce a fallirle tutte e tre. Prima è Lamela che triangola bene con Marquinho, ma al momento di entrare in area anziché tirare preferisce cercare un improbabile calcio di rigore.
Poi Rolando anticipa Pjanic al momento del tiro su invito dello stesso Lamela, infine (in pieno recupero) arrivano tre occasioni nella stessa azione: Rosati respinge un tiro di Marquinho sui piedi di Destro, che prima centra il palo da pochi metri e poi si vede negare il gol su pallonetto dal salvataggio sulla linea di Cannavaro. Partita impossibile da sbloccare, o almeno così sembra fino a una manciata di secondi dall’inizio della ripresa, quando Marquinho approfitta di una palla vagante al limite dell’area per scagliare un destro violento su cui Rosati non può arrivare. Lo svantaggio non sveglia il Napoli, semmai risveglia la Roma, che prima del quarto d’ora trova il raddoppio con Destro, splendido nel controllo a seguire e nella conclusione con il sinistro che piega le mani a Rosati.
Partita decisamente più vivace, poco dopo ci riprova Marquinho, stavolta con il piede buono, ma il suo diagonale è deviato in angolo dal portiere, mentre sulla fascia opposta Lamela prova qualche timida accelerazione che Armero può fermare soltanto con il fallo. L’unico a non dare segnali di riscossa è Pjanic, a corto di fiato e di idee, non in serata pure quando c’è da andare al tiro e sostituito alla mezz’ora. Poco dopo dai maxischermi arriva la notizia che dà un senso alla serata: il gol del Cagliari che rimanda giù la Lazio. Ininfluente il gol del solito Cavani, che accorcia le distanze a 7’ dalla fine, ininfluenti anche l’errore sotto porta di Destro a tempo scaduto, che avrebbe potuto regalare la doppietta all’attaccante. La settimana più lunga dell’anno può cominciare.