(E. Giulianelli) – Paulo Sergio è uno che di derby se ne intende: ne ha disputati ben sei nelle sue due stagioni in giallorosso, tra il 1997 e il 1999 sotto la guida di Zdenek Zeman. E ha anche provato l’emozione di segnare un gol ai biancocelesti, il 21 gennaio 1998. Arrivato dal Bayer Leverkusen, con il quale si era classificato secondo in Bundesliga, fu l’acquisto più importante della rivoluzione attuata dalla dirigenza giallorossa dopo la disastrosa annata targata Carlos Bianchi. Giocatore moderno, Paulo Sergio realizzò ben 24 reti in 64 presenze nel campionato di Serie A con la maglia della Roma, prima che le sue ottime prestazioni gli valessero la chiamata di Hottmar Hitzfeld per il suo Bayern Monaco. E a certe offerte non si può dire di no. Così il brasiliano si trasferì in Baviera dove, in tre stagioni, vinse tutto il possibile: due campionati, una Coppa di Germania, una Coppa di Lega tedesca, una Champions League e una Coppa Intercontinentale.
Paulo, ti va di raccontarci i tuoi esordi in Brasile?
Da bambino mi divertivo a giocare a pallone in strada e non avrei mai pensato di poter diventare un giocatore di calcio. Sono nato in una casa modesta, ma non mi è mai mancato il cibo. All’età di 13 anni ho iniziato a giocare per il Corinthians, un grande club della capitale dello stato di San Paolo. A 18 anni ho firmato il mio primo contratto da professionista e da lì la mia carriera ha iniziato a prendere la piega giusta.
Leverkusen: che esperienza è stata?
Nel 1993 sono stato venduto al Bayer Leverkusen ed è stata, per me, una bellissima avventura. All’inizio non ero in grado di comunicare perché non parlavo inglese né, tantomeno, tedesco; il freddo, poi, mi infastidiva. Ma grazie a Dio sono riuscito a superare tutti gli ostacoli e a vivere quattro anni di importanti esperienze e successi.
Come avvennero il contatto e l’acquisto da parte della Roma?
Franco Baldini mi ha visto giocare in Germania ed è venuto a trattare con il Bayer.
Quali altre squadre ti seguivano? Perché scegliesti la Roma?
La prima proposta mi fu fatta dalla Roma e io sono stato molto felice di essere considerato in grado di giocare nel campionato italiano, oltretutto in una bellissima città.
Zeman, che ricordo hai di lui?
Un allenatore che ha dovuto operare una vera e propria rivoluzione nella squadra. Ci allenavamo molto, e lui sembrava condurre tutti per mano. Amava allenare molto sia la parte tecnica sia quella tattica. Il tuo gol alla Juve rimane memorabile.
Secondo te è il più importante della tua avventura giallorossa?
Sì perché lo realizzai in una partita molto sentita da tutti in un Olimpico pieno.
Roma e la Roma cosa significano per te, nella tua storia personale?
La mia esperienza in Italia è stata molto importante, mi ha insegnato molto e ho ricevuto grande affetto da parte dei tifosi.
Quella Roma sarebbe potuta arrivare più in alto?
Probabilmente sì, perché aveva grandi giocatori. Era una squadra molto unita. Domani c’è un derby speciale, che vale la Coppa Italia.
Che ricordo hai delle sfide con la Lazio?
Era un momento molto difficile quello delle quattro sconfitte. Nonostante avessi segnato un gol, la pressione era talmente alta che organizzammo un incontro per confrontarci con i tifosi.
Come vedi la sfida di domani?
Spero innanzitutto che si possa giocare una partita senza violenza e che la Roma possa vincere.
Segui ancora la Roma?
Quando posso la seguo: sono stato molto contento dell’acquisto di Leandro Castan. La Roma è nel mio cuore.