(D. Galli) – Tutto a posto, non è successo niente. La Lega di Serie A si è complimentata con tutti, è stato un derby bellissimo, piacevolissimo, magnificente. Perché non ci sono stati incidenti e poi non ci sono stati insulti beceri (vabbé, sì, quelli a GnanGnam-coso, ma quelli non erano nemmeno quotati), buu balotelliani, discriminazioni territoriali. E nemmeno razziali. Oppure sì? Sul referto spedito al giudice sportivo della Lega, Gianpaolo Tosel, non c’è traccia di questo striscione esposto dalla Curva Nord: “La storia è sempre quella, sul petto vuoi una stella”. Non quella d’argento, della decima Coppa Italia. Quella di David. L’equazione è la solita, il romanista è ebreo. Nella remotissima possibilità che il resto del mondo fosse in malafede, ci ha pensato qualche imbrattamuri del quartiere Prati a sgombrare il campo da ogni dubbio: “Ecco la tua stella. Romanista ebreo”. La stella dipinta dall’“artista”, manco a dirlo, è lei, il simbolo per eccellenza del popolo ebraico ma anche della Shoah: era un segno di riconoscimento obbligatorio non solo nei territori occupati dalla Germania nazista, ma anche nei campi di sterminio.
L’equazione – la solita, appunto e come al solito ignorata da Lega, Figc e quant’altro – è manifestamente razzista. E non perché ci sia qualcosa di male nell’associare un romanista alla religione ebraica (peraltro, nella folta comunità romana ci sono anche parecchi laziali), ma per il pericolosissimo messaggio che si cela dietro quello striscione: l’ostinata presenza e persistenza nella Nord di frange xenofobe e antisemite. Frange, non l’intera Curva, per la maggior parte composta da persone perbene, gente che nulla ha a che fare con simile monnezza. Monnezza. Come lo sono i cori per il povero Paparelli. Ieri il giudice della Lega di Serie A, l’ex Procuratore capo della Procura di Udine Gianpaolo Tosel, si è limitato ad affibbiare 10 mila euro di multa alla Roma perché in campo sono piovuti – si legge – «un bicchiere d’acqua, due bottigliette, numerosi petardi e cinque fumogeni», mentre la Lazio è stata punita con 5 mila euro «per i petardi».
Non è colpa di Tosel se quello striscione è rimasto impunito, perché il giudice, come riporta a chiare lettere il comunicato della Lega, decide «in base alle risultanze degli atti ufficiali». In pratica, se nessuno riporta alcunché nel referto, Tosel non può comminare di sua spontealcuna sanzione. Anche nell’ipotesi, questa niente affatto remota, che abbia visto la partita in tv o abbia appreso dello striscione da un sito Internet, il giudice non avrebbe mai potuto adottare alcun provvedimento. Occorrevano quattro righe nel referto. Invece nessuno ha visto niente. Né le sei giacchette nere (nere, si fa per dire), né gli 007 (e si fa per dire pure qui…) della Procura Federale. Che sono tempestivi nel segnalare i buu a Balotelli. Ma che lo sono un po’ meno quando negli stadi si canta “romano bastardo” o si dà dell’ebrea a un’intera tifoseria.