(E. Menghi) – Cambia la formula, ma non la sostanza. Un tempo, la Coppa Italia prevedeva gironi infiniti e una doppia finale. La Roma, quest’anno, ci ha messo 4 partite per arrivare allo step conclusivo e giocarsi, in un colpo solo, trofeo ed Europa. Fabio Capello ricorda il 3-1 al Foggia che 44 anni fa valse la seconda Coppa Italia della storia giallorossa: «Fu un’edizione particolare, che si concluse dopo 11 gare disputate. Giocammo le sfide decisive a giugno, dopo la fine del campionato, arrivando parecchio stanchi alla finale. Per fortuna andò bene».
Il fatto che sia un derby alza l’asticella delle pretese dei tifosi: «Già da domenica scorsa ho visto striscioni eloquenti e non mi piace questa spettacolarizzazione dell’evento». Per evitare distrazioni, i giocatori resteranno isolati da stasera fino alla partita: «A noi piaceva stare insieme. Non conosco il gruppo, non so se preferiscono andarsene in giro, ma qualche giorno di ritiro serve, anche per parlare della partita. Le squadre in campo potrebbero essere frenate e, sicuramente, non esiste una favorita in queste occasioni».
Capello invece si sbilancia: «Forse la Roma – dice sul sito ufficiale del club – ci arriva meglio a livello mentale. Da osservatore, invece, noto un problema di freschezza atletica per la Lazio. Ma la stracittadina esula da tutto il resto e ti fa trovare energie che nemmeno tu immagineresti. Come si vince? La squadra non deve percepire che si tratta di un derby altrimenti è finita e si rischia di perdere».