(A. Austini) – Un pischello che gioca a pallone.Florenzi è rimasto «Ale», lo stesso di prima. Una vita tra Vitinia, Acilia, l’affetto dei genitori e della fidanzata Ilenia. Ma il pischello, sul campo, sta diventando grande: prima la Roma, poi la Nazionale e ora il sogno di vincere il primo trofeo della carriera.
Il derby è già un chiodo fisso?
«Se inizio a pensarci adesso, al 26 maggio ci arrivo logorato. Purtroppo è vero: noi romani lo sentiamo di più e spesso non riusciamo a giocarlo bene».
Il prossimo potrebbe valere anche l’Europa. Un «problema» in più?
«No, quando scendi in campo per una finale conta solo una cosa: vincere. Dovremo provarci in ogni modo possibile, ma non voglio parlarne troppo, è meglio… ».
Anche perché pare si stia avvicinando una guerra.
«Mi sembra assurdo, dovrebbe essere una festa e vorrei che la città lo prepari come un qualcosa di bello che finora non ha mai vissuto».
Baratterebbe la Coppa Italia per un posto in Champions?
«Un bel dubbio. Però con la Lazio c’è in palio un trofeo. E quando si tratta di alzare qualcosa, non c’è storia».
Nei derby Florenzi è un novellino.
«Sì ma ne ho giocati diversi nelle giovanili. Ho anche segnato un gol con la Primavera, vincemmo 7-1. Magari ripeterlo… ».
Più probabile che si arrivi ai rigori. Nel caso, lo tirerà?
«Sì, certo. Sempre che io stia ancora in campo».
Già perché spesso non regge i 90 minuti. Come mai?
«Non riesco a gestire le mie forze. È un problema di esperienza, immaginate un ragazzo catapultato in una dimensione così grande e sconosciuta. Entri in campo e pensi: “mi butto, vado”. Poi però finisce la benzina. Ci sto lavorando e da un paio di partite va meglio. Preferisco fare 14 scatti invece che 15 e quello che rimane me lo tengo per la fine».
Col Pescara e il Siena si sono viste due squadre diverse. Che vi succede?
«Sono momenti, la pressione o altre storie non c’entrano. Capitano quelle partite in cui la porta sembra stregata. Ma neanche noi a volte riusciamo a spiegarcelo».
E ora a Firenze sarà decisiva.
«Restano quattro, anzi cinque finali. Dobbiamo giocarle alla morte tutte per cercare di arrivare in Europa. Se facciamo bene con la Fiorentina e poi pareggiamo in casa con il Chievo è tutto inutile».
Montella cosa le ricorda?
«22 maggio 2011, Roma-Sampdoria, io che entro al posto di Totti e faccio l’esordio in serie A. Indimenticabile».
Chi le ha insegnato di più tra Stramaccioni, Alberto De Rossi e Zeman?
«Ognuno di loro mi ha dato qualcosa. Con Stramaccioni ho cambiato ruolo, De Rossi mi ha aiutato a essere duttile, grazie a Zeman ho fatto il salto dalla serie B alla A e gli devo tanto. Ma non posso dimenticare Crotone: lì sono cresciuto come uomo».
Ora c’è Andreazzoli.
«Con lui siamo più tranquilli, ha dato una sua impronta difensiva alla squadra. Non sta a noi decidere se deve restare, ma se finiamo bene l’anno, avrà più chance».
Con Zeman cosa non ha funzionato?
«Non ha funzionato, punto. Altrimenti stava ancora qui».
Lo avete scaricato?
«Cavolate. Così come quando dicono che non siamo una squadra: qui c’è un grandissimo gruppo e se non fosse così adesso magari avremmo isolato Osvaldo»
Voi due siete molto amici. Che tipo è?
«Una brava persona».
Resterà?
«Non lo so. Fuori dal campo cerchiamo di parlare di tutt’altro, altrimenti lo stress ti ammazza».
La Roma ha un capitano e un capitan futur. Poi tocca a Florenzi?
«Adesso non ci penso, ma se accadrà sarò felice. Intanto auguro a Francesco e Daniele di giocare altri dieci anni».
È vero che poteva finire alla Lazio?
«A 11 anni giocavo alla Lodigiani e ho parlato con entrambe le società: appena mi sono seduto accanto a Bruno Conti, non ho avuto nessun dubbio».
Com’è il mondo di Florenzi fuori dal calcio?
«Abitiamo a Vitinia e la mia famiglia ha un bar ad Acilia, in un centro sportivo. Sono cresciuto dentro un campo: mamma veniva a prendermi a scuola e mi portava lì. Lei lavorava e io giocavo a pallone».
Ora cos’è cambiato?
«La gente mi ferma per strada. Se prima volevo andare al cinema alle dieci e il film finiva a mezzanotte nessuno mi diceva niente. Adesso, se perdiamo una partita, al cinema non ci vado proprio… ».
Non le sembra esagerato?
«I tifosi hanno il loro diritto di contestarci. C’è gente che si toglie il pane dai denti per venire a vederci».
Rapporto con i social network?
«Li uso ma devo stare attento. Appena scrivo una cosa, appare su tutti i siti. Personalmente mi capita di leggere le notizie su internet, le radio cerco di non ascoltarle».
Gli americani si “sentono”?
«C’è un progetto ben avviato, stanno facendo le cose in grande. Noi li sentiamo presenti, non è un problema che Pallotta non viva qui».
Un giovane su cui scommette?
«Marcos non posso dirlo, ormai l’avete scoperto. Allora punto su Dodò: se riesce a stare bene e fare tutti gli allenamenti, è un grandissimo giocatore».
Allegri o Mazzarri?
«Non li conosco e qualsiasi cosa dicessi farei un torto all’altro».
Europeo Under 21 o Confederations Cup?
«Con l’Under mi giocherei le mie chance, l’altra competizione è sempre la Confederations. Sono felice perché sicuramente ne farò una delle due».
Poi dritto al Mondiale?
«Ora non ci allarghiamo! È lontano il derby per me, figuriamoci il Mondiale».
Senza calcio che avrebbe fatto?
«Probabilmente restavo al bar dei miei, a fare le pizze».
E la scuola?
«Devo finire l’ultimo anno, il prossimo dovrei prendere la maturità».
Ha un’idea politica?
«Sì ma il voto è segreto. Ci sono tanti problemi da risolvere, mi auguro che questo governo faccia qualcosa».