(G. Cardone) – Un derby da brividi, in tutti i sensi. Perché emoziona e fa paura nello stesso tempo. Per la tensione mai così alta, le minacce della vigilia ai giocatori biancocelesti, la posta in palio: è la prima volta che Roma-Lazio assegna un trofeo. «O tutto o niente », sintetizza Andreazzoli. Lo pensa anche Petkovic: «Si gioca per tre obiettivi: qualificarsi in Europa League, vincere il derby, conquistare una Coppa che vale tantissimo». In realtà ce n’è anche un altro: evitare quella parolina che spaventa tanto allenatori e presidenti. Fallimento.
La Coppa Italia infatti è l’ultima occasione per ribaltare – attenuare, più che altro – i giudizi negativi: Roma sesta in campionato, Lazio settima. Insomma si può agganciare l’Europa solo vincendo oggi: «Se va male, la stagione andrà considerata deludente», ammette sincero Petkovic;«Possiamo trasformare in esaltante (che esagerazione, ndr) un anno fallimentare », il concetto di Andreazzoli. Cercano di sorridere, ma entrambi sentono terribilmente la pressione: «E’ un’opportunità per entrare nella storia », il pensiero condiviso. La Roma punta alla decima Coppa Italia, con la conseguente possibilità di esibire la stella d’argento sulle maglie; la Lazio vuole il sesto successo, il secondo per Lotito. Chi vince, giocherà la Supercoppa con la Juve ad agosto: in tutto, compresa la qualificazione in Europa League, una decina di milioni in palio. Niente di che, ma sicuramente meglio di un’estate da incubo. Perché a Roma il derby non si riesce proprio a sdrammatizzare, figuriamoci se si tratta di una finale.
Ci prova Andreazzoli: «Non sono schiavo del risultato: una sconfitta non può penalizzare la vita di nessuno», dice. D’altronde il suo futuro è già scritto: dovrà cedere la panchina a un altro allenatore (Allegri, se Berlusconi non cambierà idea, o Pioli). Da parte sua, Petkovic ha bisogno di sfatare un tabù: due finali di Coppa giocate, in Svizzera, e due ko. Ma allora mica aveva uno come Klose, il giocatore che fa più paura alla Roma: già due gol nel derby. Punta forte, l’allenatore della Lazio, anche su Hernanes (corteggiato dal Psg come il giallorosso Marquinhos): deve farsi perdonare il rigore sbagliato nell’ultima sfida. Da martedì a venerdì in ritiro a Norcia, i biancocelesti si sono affidati anche a un mental coach: «Perché l’aspetto mentale è decisivo», sottolinea Petkovic.
In campo, il tecnico ripropone il 4-1-4-1: solo panchina per Mauri e Gonzalez, giocatori importanti ma reduci da infortuni. Candreva il più in forma, Ledesma la garanzia, il giovane Onazi l’incognita. Andreazzoli ha scelto il 4-2-3- 1 con un dubbio: Osvaldo o Destro. Favorito il secondo, l’uomo di Coppa: ha trascinato la Roma in finale con 5 gol in 4 partite. Lamela il più pericoloso, De Rossi il più agitato, Totti il più temuto dai laziali, Marquinhos a destra l’esperimento. «Siamo consapevoli di poter vincere», fa Andreazzoli; «La Coppa la meritiamo noi«, replica Petkovic. Venerdì, sei giocatori per squadra sottoposti a controllo antidoping a sorpresa. Olimpico bollente: quasi 60mila spettatori. Il compito più complicato ce l’ha Orsato, l’arbitro del derby più teso della storia