(L. Monaco) – «Meglio non rischiare, restiamo chiusi». Lo ripetono come una litania i commercianti di Ponte Milvio. Donato, il barista, questa finale tanto attesa l’ha ribattezzata il «derby della paura», memore degli scontri che hanno caratterizzato il prepartita dell’ultima stracittadina di campionato, l’8 aprile scorso. «Ho ancora nelle orecchie il fragore dei petardi sparati dai laziali, ne hanno esplosi a decine mentre scagliavano contro i poliziotti tutto quello che gli capitava a tiro». E allora Donato Stanco, titolare del Caffè Ponte Mollo e gli altri esercenti della piazza preferiscono abbassare le saracinesche e restarsene a casa pur di preservare «l’incolumità nostra e dei nostri dipendenti», dicono. I residenti invece, hanno già pianificato gite in campagna, pur di sfuggire alla confusione.
È sabato pomeriggio, lo scirocco spazza il piazzale semideserto. Ai tavolini dei bar non si parla che di derby e di scommesse. Ma è sufficiente rivolgersi a titolari degli esercizi commerciali per aggirare un buon umore solo apparente e registrare tutta l’apprensione per quanto riguarda il mantenimento dell’ordine pubblico. «Siamo qui dal 1980 — racconta Francesco, 37enne proprietario della frutteria — e non abbiamo mai chiuso per una partita di calcio, neppure quando ci fu la finale di Champion’s League tra Barcellona e Manchester, ma domenica è diverso. C’è chi dice che i romanisti proveranno a riconquistare Ponte Milvio, che da anni è ritrovo dei laziali. Ci sarà la guerra, nonostante le misure di sicurezza, i mille agenti e gli altrettanti steward. Meglio rimanere chiusi, perderò mille euro d’incasso, ma almeno sto tranquillo ».
La pensa allo stesso modo anche la responsabile del cocktail bar Aristocampo, «meglio non rischiare», sussurra prima di rimettersi al lavoro.«Io non ne voglio sapere nulla, sto andando in campagna proprio per sfuggire al caos — afferma Susana Serpas Soriano, 36enne fotografa e artista, residente nel quartiere — ho lasciato la macchina fuori zona proprio per evitare danni, speriamo bene». Domani «succederà il putiferio — ne è sicura Alessia, 31 anni, responsabile del “Chioschetto” sotto la torretta del Valadier — questo derby vale una stagione e anche di più. La tensione è alle stelle e dubito che filerà tutto liscio», aggiunge. Resterà aperto invece, il ristorante Pallotta. «Dal 1820 a oggi sa quante ne abbiamo viste — esclama Emma, la titolare — toglieremo i tavolini e le sedie all’esterno, perché potrebbero diventare armi, e alle brutte ci chiuderemo dentro. Ma non ci facciamo intimidire da quattro violenti».
Saracinesche sbarrate invece, alla birreria Pink Panther di piazza Mancini. Marco, il titolare, taglia corto: «Domenica chiudo e mi vedo la partita, che sei pazzo? All’ultimo derby sono passati qua davanti in cento con le accette in mano, mica aste di bandiera. Sei anni fa ci hanno lanciato un bengala dentro il locale, e per poco non siamo andati a fuoco. La domenica siamo sempre aperti, ma domani (oggi, ndr) si rischia grosso».