(M. De Santis) – Tantissimo rumore per poco o nulla. II derby della paura, almeno nella cosiddetta zona rossa nei paraggi dell’Olimpico, si è rivelato molto meno brutto di come era stato dipinto. Calma piatta o quasi allo stadio e nei dintorni, militarizzati per l’occasione. «Pericolo scampato», la sensazione che campeggiava ieri, intorno alle 22, tra i responsabili dell’ordine pubblico dopo il deflusso dei tifosi. Una sensazione comunque provvisoria. Il cessato allarme, infatti, potrà essere proclamato solo questa mattina, una volta che la notte, con tutti i possibili rischi di incroci pericolosi tra la festa laziale e la depressione romanista, sarà passata in archivio e si procederà al bilancio definitivo del primo derby romano in finale di Coppa Italia con tutti gli annessi e i connessi del caso.
Allo stadio, incredibile ma vero, l’esercito di forze dell’ordine, quasi 2 mila uomini giunti da tutta Italia, ha avuto più problemi a sedare gli animi in tribuna stampa che nelle due curve. Due giornalisti, uno di fede laziale e un altro di fede romanista, sono venuti a contatto dopo il gol di Lulic. Un tifoso giallorosso proveniente da Ferrara, sistemato nel settore della Tribuna Monte Mario adiacente alla tribuna stampa, è stato fermato e identificato dalla polizia per aver lanciato una moneta e sputato verso alcuni giornalisti particolarmente esultanti al triplice fischio finale di Orsato. II prima e il dopo, invece, è stato più o meno tranquillo. Anzi, molto più tranquillo del solito: due arsenali di bastoni, asce, sassi, mazze da baseball e altri oggetti appuntiti scovati durante le operazioni di bonifica nelle ore precedenti (uno sotto Ponte Duca d’Aosta e un altro sotto il Ponte della Musica, entrambi nei paraggi dell’Olimpico), qualche bottiglietta lanciata contro le macchine parcheggiate all’interno dello Stadio dei Marmi, un falso allarme di un possibile appuntamento tra le opposte fazioni poco dopo mezzogiorno, un’altro sventato al Colosseo e una troupe di Canale 5 aggredita davanti a Ponte Duca d’Aosta. La lunga notte, con 200 romanisti “indignados” ad attendere la squadra a Trigoria – sassi e uova contro il pullman (con vetri rotti), su cui c’erano solo 12 giocatori: non Totti e De Rossi -, doveva ancora incominciare.