Una vita da romanista, quella di Giulio Andreotti. Una vita terminata ieri, lunedì 6 maggio. Il sette volte presidente del Consiglio, uomo discusso per definizione, ha sempre coltivato una sfrenata passione per la “Magica”. Lo storico braccio destro del Divo Giulio, Franco Evangelsti, nel 1965 divenne anche presidente della Roma, quando la squadra era sull’orlo del fallimento (la salvò vendendo i giocatori e trasformandola in una società per azioni). Affetto vero, quello di Andreotti per il giallorosso.
I fischi – Un affetto che però i tifosi non ricambiano. O quantomeno non ricambiano più. All’Olimpico, per l’anticipo della terzultima giornata di serie A, si sfidano Roma e Chievo. Prima dell’inizio del match ecco il minuto di silenzio per Andreotti, che verrà osservato su tutti i campi. L’arbitro fischia, sul maxischermo dello stadio appare la faccia del senatore a vita e dalle tribune si scatena una selva di fischi, fortissima e incessante, che termina solo alla fine del minuto di silenzio.
Il ricordo – Andreotti contestato anche dopo la morte, insomma. Contestato nella tana della sua Roma. La stessa Roma che oggi, in occasione dei funerali, ha mandato alle esequie una rappresentanza delle squadre giovanili, con tanto di stendardo della società e una corona di fiori, ovviamente in tinta con i colori sociali. La dirigenza, anche quella americana di quest’anno di grazia 2013 (con gli Usa, il Divo Giulio, aveva rapporti alterni), ha deciso di onorare Andreotti. I tifosi della Roma, invece, no.
La partita – E, forse, da lassù il Divo Giulio si è vendicato. Con un gol di Thereau al 90′ il Chievo ha espugnato l’Olimpico, passando per 1-0 sul quel campo della Roma dove Andreotti è stato fischiato. Per i veneti una vittoria che vale la matematica salvezza a quota 43 punti, per i giallorossi una brutta battuta d’arresto in chiave Europa League. “Belzebù” vuole privare i tifosi impietosi del sogno europeo? Possibile…