(A. Foà) – C’è chi ha spiegato la debacle della nazionale azzurra contro il Brasile con il fatto che praticamente si trattava di un’amichevole, chi con le papere di Buffon da calcioscommesse, chi con il modulo Prandelli che in qualche maniera tradisce la scuola difensivista e magari la passi liscia se giochi col Messico ma i rischi contro la Selecao – o la Spagna, per dire – si moltiplicano in maniera esponenziale.
Bene, cioè male, perché con il beep che Brasile-Italia può essere un’amichevole e soprattutto se da quel risultato dipende se poi incontri l’Uruguay o la Spagna, le papere di Buffon ogni tanto ci stanno e meno male che sono venute in quella partita e magari (ma solo magari, perché mica è Superman e da tempo non è più il Super Buffon di un tempo) non nella prossima e quanto a Prandelli meno male che non punta tutto sulla difesa perché un conto è puntarci quando dietro hai Baresi o Nesta e un altro quando titolare pressoché fisso (in ogni senso) gioca Ranocchia.
In realtà, la questione tra Brasile e Italia è semplicemente che il Brasile è più forte dell’Italia: sono più forti i giocatori, sono più freschi e, in più, hanno più motivazioni. Del fattore ultimo ci si può dispiacere e forse lamentarsi dell’impegno e dell’attaccamento alla maglia azzurra di certi azzurri, per la freschezza rivolgersi alle società di club e al campionato italiano ma per la differenza di forze in campo l’unica cosa da fare è farsene – appunto – una beep di ragione e se non il cuore – al quale non si comanda – mettersi la testa in pace.
Specialmente se poi, quando incontri il Brasile, ti viene a mancare il non più giovanissimo Pirlo e a centrocampo – considerando la posizione di Diamanti da trequartista e dopo l’infortunio del mai giovanissimo Montolivo – giocano Marchisio-Giaccherini-Aquilani e Candreva cioè quattro che, per carità, nella formazione di Tahiti sarebbero titolari inamovibili ma forse nel Livorno no.
Il centrocampo nel calcio è quel luogo del mondo dove musica e parole, cioè muscoli e piedi buoni, corsa e talento, filtri e proposte devono andare di pari passo, insieme e ben miscelati e a questo proposito sarà bene ricordare che i buoni risultati conseguiti da questa nazionale sono stati in principio figli delle giocate di Cassano, poi delle punizioni e degli assist di Pirlo molto più che di altre componenti. In questo senso l’Italia che andrà ai Mondiali dovrà senz’altro essere giovane (anche più di quanto non passi per essere adesso) e atletica ma preservare a qualsiasi costo un tasso di classe competitivo; e “a qualsiasi costo”, visto che la classe non è una cosa che dipende dall’età, potrebbe voler dire “a costo di richiamare” in servizio il Totti della situazione. Cioè quel Totti. Francesco Totti.