“Se fare sesso significa fare gol, non siamo andati tanto male”. Vicente Del Bosque, ct della Spagna campione di tutto, si muove con ironia tra calcio e argomenti ‘hot’ alla vigilia della semifinale di Confederations Cup contro l’Italia. Le furie rosse dominano da anni sulla scena internazionale con un gioco che, secondo i pochi detrattori, potrebbe essere più concreto in fase realizzativa.
“Troppo amore e poco sesso?”, dice Del Bosque, in un’intervista alla Dpa, ripetendo la domanda che si pongono gli scettici. “Se fare sesso significa fare gol, non siamo andati tanto male“, aggiunge Del Bosque nei giorni in cui i suoi giocatori, tra l’altro, devono fare i conti con le indiscrezioni relativi a festini hard ‘celebratì durante il torneo brasiliano. “Con questo stile di gioco riusciamo a difendere bene e siamo stati efficaci davanti, non so se riusciremmo a ottenere lo stesso risultato con altri sistemi. Tutte le squadre devono avere un’organizzazione, ma credo molto anche nel talento. Ci deve essere equilibrio tra i due fattori”, dice. A Kiev, nella finale di Euro 2012 vinta 4-0 contro l’Italia, la Spagna ha schierato un modulo 4-6: “In realtà si è un po’ esagerato con i commenti. A volte, dico che tutti dovremmo sentirci centrocampisti. Bisogna avere la voglia di difendere, di costruire e di attaccare. Se giocassimo con 10 centrocampisti, sarebbe meglio”, aggiunge estremizzando il concetto.
«Gli attaccanti -osserva il ct- hanno un rendimento irregolare per natura. Non si tratta di una critica, sia chiaro. Sta a noi scegliere i migliori e a volte non ci siamo riusciti. A settembre, quando ricominciano le qualificazioni ai Mondiali, abbiamo bisogno di giocatori là davanti per vincere in Finlandia». Contro l’Italia, domani, la Spagna schiererà un ‘9’?: «Sì, seguiremo la linea tracciata sin dall’inizio nel torneo», dice prima di fare una parziale marcia indietro: «Però -aggiunge- anche Fabregas è un ‘9’. Non lo è in maniera tradizionale, però ha dimostrato di saper segnare».
In generale, «siamo una squadra che gioca bene, gestisce il possesso del pallone e trova la profondità con più facilità rispetto ai nostri anni migliori. Ma dobbiamo anche continuare a curare l’aspetto difensivo. Con i giocatori c’è un confronto continuo, io uso spesso la frase ‘credo che la soluzione migliore sia questà: non si deve pensare che la mia sia verità assoluta. Può essere pericoloso, a volte, avere convinzioni troppo rigide. Se i giocatori vedono qualcosa che non va, sono tenuti a dirmelo e io poi decido».
Fonte: Adnkronos