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CORRIERE DELLA SERA Non solo maglie, la scommessa della Nike

Roma Nike

(M. Gaggi) – Arrivano dalla sede europea di Amsterdam della Nike e la multinazionale americana dello sport non spiega in dettaglio come lavorano. Vengono a studiare Roma, la sua atmosfera sportiva e soprattutto la storia calcistica del club, i suoi simboli, le vecchie divise. Alla ricerca di spunti per le nuove maglie – tre diverse per ogni stagione – e il resto della collezione: linea gara, linea allenamento e abbigliamento sportivo per il tempo libero. L’accordo col gigante basato a Portland, in Oregon, la Roma l’ha siglato nel gennaio scorso, ma le nuove maglie arriveranno solo a metà del 2014 mentre il Verona, che ha scelto le maglie della Nike non molto tempo fa, le avrà già all’inizio del prossimo campionato. Perché? Perche quello con la Hellas Verona, spiegano alla Nike, è un accordo solo commerciale per la fornitura di maglie già esistenti: «Scelgono tra quelle nel nostro catalogo e noi le ‘‘customizziamo’’ coi loro colori ».

Un semplice accordo di acquisto con divisione delle royalties. In più Nike dà al Verona assistenza alla distribuzione attraverso la rete dei suoi negozi e aiuta la società nella realizzazione di un suo «store » al centro della città veneta. Con la Roma, invece, c’è un vero e proprio accordo di partnership di durata decennale con la Nike che diventa sponsor tecnico della società. Un accordo destinato ad andare molto oltre le maglie per coinvolgere altre attività come quelle legate al nuovo stadio, alle tournée e alle «academy», le scuole calcistiche del club che dovrebbero sorgere anche negli Stati Uniti.

Un accordo (che dovrebbe passare anche per la creazione di una società mista) di cui lo stesso presidente James Pallotta parla con entusiasmo ogni volta che si sfiora l’argomento. Per i 100 milioni di dollari del suo valore complessivo, ma anche per l’orgoglio di vedere la Roma affiancata agli altri sei «top club» europei inseriti dalla Nike nel suo portafoglio di squadre globali: Inter e Juventus in Italia, il Barcellona in Spagna, il Celtic in Scozia e tre club inglesi, Manchester United, Manchester City e Arsenal. «Hanno deciso di scommettere sulla Roma perché credono nel suo marchio, riconoscibile ovunque, perché è stato più facile instaurare un rapporto con la proprietà americana della società e perché considerano la capitale italiana una città strategica, tra sport, cultura e turismo, per il rapporto coi giovani» spiega Christoph Winterling, il quarantenne tedesco, ex manager di Adidas che, divenuto capo dell’area commerciale della società giallorossa, si trova ora a gestire l’accordo con gli ex rivali di Nike.

Insomma, tempi lunghi perché l’accordo è complesso, va costruito pezzo per pezzo nelle nuove aree di business (come lo stadio, ancora a livello di progettazione), ma anche perché quello delle maglie personalizzate è un business complesso che la Nike gestisce con molta cura: un processo che, dice la multinazionale, richiede almeno 18 mesi. È stato così anche per le altre squadre: a Moratti è stata appena presentata la maglia 2015 dell’Inter. In sostanza gli analisti della Nike tornano da Roma con una serie di idee e spunti che trasferiscono nel disegno delle tre maglie di ogni collezione e nelle decine di altri capi per l’allenamento e il tempo libero. Una volta realizzati, questi capi vengono sottoposti alla società che può chiedere correzioni.

E tutto deve essere pronto con largo anticipo perché Nike comincia a mandare le nuove maglie ai suoi distributori in giro per il mondo sei mesi prima che vengano indossati per la prima volta dai giocatori. Come per i diritti tv o i videogiochi, anche per le divise il calcio sta diventando un business globale. E per il campionato che comincia tra due mesi o poco più? La Roma, che ha già chiuso il rapporto con Robe di Kappa, per quest’anno di transizione ha fatto una scelta «artigianale»: maglie senza sponsor tecnico (le produce la Asics, ma il suo «brand» non comparirà) disegnate dalla stessa società usando anche spunti suggeriti dai tifosi.

 

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