(G. D’Ubaldo) – E’stato un campione assoluto. Un campione sul campo e un fuoriclasse di umanità. Aldair ha vissuto tutte le sfumature di giallorosso, dal rischio retrocessione allo scudetto. E’ stato un esempio per tutti, non a caso la sua maglia, la numero sei, è l’unica ritirata dalla società. E’ stato lui ad affidare la fascia di capitano a Francesco Totti, quando aveva poco più di venti anni. Trigoria era casa sua ed è stato amico delle persone più semplici: dal guardiano al barista. Trigoria era casa sua e non è mai riuscito a tornarci. Tante volte gli era stato proposto un incarico, ma non si è mai concretizzato nulla. Aldair ha proposto giovani promesse brasiliane e ha continuato a giocare.
Ha faticato a smettere con il calcio giocato, è andato avanti fino a 40 anni raccogliendo l’invito di Massimo Agostini e giocando i preliminari di Champions League con la squadra di San Marino del Murata. (…) Ha onorato la maglia giallorossa come pochi altri giocatori. L’ultimo grande acquisto di Dino Viola, un punto di riferimento per la gestione Sensi, un amico sincero per Francesco Totti. Non ha mai preso in considerazione l’idea di lasciare la Roma, neppure quando, da campione del mondo, avrebbe potuto guadagnare molto di più. I tifosi giallorossi lo amano ancora. Ce ne vorrebbero altri dieci di Aldair.